Ha varcato la soglia invalicabile del pregiudizio, dello stigma sociale, il teatro in Emilia Romagna. Si è insinuato come una salutifera epidemia d’arte tra le mura dei penitenziari. Lo ha fatto grazie al coordinamento teatro carcere, un’associazione di promozione sociale della regione, che dal 30 ottobre al 16 novembre metterà in scena tre spettacoli all’interno delle case circondariali e due all’esterno. Questa terza edizione del progetto “Stanze di teatro in carcere” intende porre al centro l’esperienza di avvicinamento e conoscenza dello spettatore, affinché i detenuti possano evadere con la mente, anche solo per poche ore, da un’istituzione totale (come il sociologo Erving Goffman definiva la prigione nel suo “Asylum”), che con il suo “carattere inglobante o totale impedisce lo scambio con la società e l’uscita verso il mondo esterno”.

Mentre è ancora aperta la discussione sull’opportunità di un indulto-amnistia e l’Europa continua a sanzionare l’Italia per le condizioni di grave sovraffollamento delle sue galere, le case circondariali di Bologna, Ferrara, Forlì, Reggio Emilia, la casa di reclusione di Castelfranco Emilia e gli istituti penitenziari di Parma si mettono in gioco in un’inedita rassegna di spettacoli, studi, prove aperte, dimostrazioni di lavoro, tutti realizzati dai detenuti con metodologie e approcci artistici differenti, che spaziano dalla drammaturgia d’attore al teatro di figura, dal teatro partecipativo alla scrittura creativa.

E’ del 2011 la firma del protocollo d’intesa tra gli assessorati alla cultura e alle politiche sociali della Regione (che da allora ha stanziato 30 mila euro l’anno), il Prap (provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) e il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna. Tra gli obiettivi del documento ci sono lo sviluppo di programmi per il recupero e il reinserimento sociale dei cittadini in esecuzione di pena e dei dimessi dal carcere, la valorizzazione del teatro come strumento di conoscenza e crescita personale e la creazione di opportunità lavorative per i detenuti.

Ogni anno in Emilia Romagna vengono coinvolte in progetti teatrali dalle 150 alle 180 persone. Alle “Stanze di teatro in carcere” 2012 hanno partecipato in 110.

Il Cartellone di Teatro Carcere prende avvio mercoledì 30 ottobre alla casa circondariale di via del Gomito 2
a Bologna, dove alle 14.30 la cooperativa sociale bolognese Teatro del Pratello mette in scena
”La verità salvata da una menzogna”, drammaturgia di Paolo Billi. Lunedì 4 novembre alle 13
tocca alla prigione di Ferrara (via Arginone 327) con “Hardcore”, lo spettacolo del
 teatro Nucleo diretto da Horacio Czertok, la cui
regia è curata da Andrea Amaducci. Modena ospita una delle due opere teatrali rappresentata all’esterno del carcere: mercoledì 6 novembre alle 21 il teatro dei Venti
dà corpo ai “Sette contro Tebe” per la regia di Stefano Tè. Lo spettacolo curato dalla cooperativa Giolli di Reggio Emilia è atteso invece giovedì 7 novembre alle 14
all’interno della casa circondariale di via Luigi Settembrini 8: “Prova aperta” è il titolo della pièce
diretta da Roberto Mazzini. Alle 15
di sabato 16 novembre si conclude il ciclo di rappresentazioni con il secondo e ultimo appuntamento all’esterno. Alla Fabbrica delle candele, in piazzetta Conserva Corbizzi 3
a Forlì, l’associazione Con…tatto presenta al pubblico “A occhi sbarrati (la città invisibile allo specchio)”, una sintesi degli ultimi quattro anni di laboratorio nel penitenziario forlivese con proiezioni, letture di racconti scritti dai detenuti e interviste a coloro che hanno partecipato alle attività.

Oltre al cartellone degli spettacoli, il programma “Stanze di teatro in carcere” 2013 prevede alcune presentazioni del volume Mappe ristrette (edizioni Titivillus, 2013), che inaugura la collana Quaderni di teatro carcere. La pubblicazione raccoglie i materiali prodotti nell’ambito del progetto teatrale negli anni 2011 e 2012. Dopo le prime uscite a Parma, Modena e Ferrara, altre presentazioni sono previste a Bologna (lunedì 11 novembre h.18 alle Librerie Coop Zanichelli di piazza Galvani 1/h) e a Forlì (sabato 16 novembre h.18 alla La Fabbrica delle candele).

Non resta che fornire un pubblico a questi uomini che hanno scoperto il teatro a causa dei loro crimini. Alla pena costoro chiedono ciò che stabilisce l’articolo 27 della Costituzione: la possibilità di una rieducazione, che sia viatico per un futuro reinserimento sociale. E forse anche loro se raggiunti dal fuoco sacro del teatro avranno a dire come Cosimo Rega, il Cassio di “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani: “Da quando ho conosciuto l’arte, questa cella è diventata una prigione”. Gli spettacoli hanno modalità di accesso diverse: per informazioni scrivere a info@teatrocarcere-emiliaromagna.it.

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