Anche a Livorno le giornate dedicate ai congressi locali del Partito Democratico sono state di passione. Sospette impennate di iscrizioni, minacce di ricorsi, strascichi polemici. Come in tutta Italia, ma fa notizia che la battaglia delle correnti interne al partito si è consumata anche nei circoli della città che nell’immaginario collettivo è sempre stata la “più rossa” d’Italia. Tutto il polverone si concentra su un paio di circoli. Al centro della questione, in particolare, l’aumento sospetto di iscrizioni a poche ore dal voto di alcuni cittadini appartenenti alle comunità senegalese e albanese. E in un caso, al circolo Centro (nella zona di piazza Magenta, a metà tra popolare e residenziale), ha vinto Alberto Silvestri, il candidato renziano alla segreteria dell’Unione comunale. Una sorpresa, almeno qui. Il primo ad alzare il coperchio era stato Sergio Landi, ultimo segretario cittadino del Pci prima della Bolognina: “Al circolo Centro i 14 senegalesi hanno fatto la differenza – scriveva su facebook – Mongillo vince su Di Bisceglie x 14 voti, Silvestri vince su De Filicaia x 14 voti”. Insomma, chiosa: “C’è poco di politico, è matematica”. Per la cronaca il circolo Centro è considerato una sorta di feudo dell’ex parlamentare dei Ds Marida Bolognesi, diventata prima franceschiniana e ora renziana.

 Yari De Filicaia – segretario comunale appena riconfermato con 860 voti su un totale di 1394, sostenuto dal sindaco Alessandro Cosimi – ammette: “E’ una strana affluenza, mai registrata prima. La cosa incuriosisce molto. Bisogna capire se c’è stata una strumentalizzazione delle comunità straniere. Se l’apporto che si chiede agli stranieri è solamente quello di votare, ma poi a queste persone non viene assegnata nessuna carica, insomma, se vengono soltanto a votare, io politicamente non lo condivido. Tra l’altro, un sospetto sollevato da qualcuno è che le tessere degli stranieri siano state pagate da altri. Per quanto riguarda il circolo Centro, comunque, so che è arrivata una lettera degli iscritti che chiede di riesaminare il voto”. De Filicaia alla vigilia del voto si è candidato senza dichiarare la propria “appartenenza” a una corrente precisa, ma avrebbe raccolto alla fine i voti di chi segue Gianni Cuperlo e Pippo Civati (che qui non aveva un suo rappresentante).

E proprio l’area che si rifà al deputato lombardo avversario delle larghe intese è quella che preme perché si verifichi “che tutto sia andato secondo le regole”. Tanto che non è escluso che si arrivi anche a un ricorso. “Noi chiediamo che le regole vengano rispettate alla lettera – afferma Antonio Ceccantini – Una norma presente nella circolare della commissione di garanzia nazionale per evitare affluenze boom dell’ultim’ora fissa un tetto del 25 per cento in più di iscritti rispetto a quelli registrati nelle anagrafi certificate entro la data del 26 ottobre si tratta di un caso eclatante dato che nell’ultima settimana al circolo Centro si è passati da 130 iscritti (del 2012, ndr) a 206. Qualcuno forse non ha fatto bene i conti o non sapeva della norma”. 

La questione riguarderebbe il circolo Centro e il circolo Stazione e la spiegazione dell’avvicinamento di senegalesi e albanesi al Partito Democratico secondo alcuni starebbe nel fatto che da anni i rappresentanti delle due comunità sono nel Forum immigrazione del partito. Mbaye Diop, per esempio, è da anni la guida della comunità senegalese in città e ha sposato la causa di Matteo Renzi“Il Pd è la mia casa, bisogna essere coerenti e pragmatici, smettiamola di farci del male tra di noi. I senegalesi che si sono iscritti al circolo Centro sono al massimo una decina, così come al circolo Stazione. Sono molto deluso, mi sono arrivate telefonate da persone che ritenevo amiche e che mai avrei immaginato mi avrebbero dato del mafioso e del camorrista. Questo è un sistema marcio, bisogna cambiare le persone. I giovani della mia comunità hanno voglia di fare politica e il congresso deve essere un laboratorio per prepararsi al diritto al voto, si è persa un’occasione”. Le parole di Mbaye vengono sostenute anche da Alfio Baldi, ex assessore comunale e presidente dell’Arci cittadina, oltre che renziano da sempre: “Onestamente l’obiettivo non era tanto quello di minacciare l’elezione di De Filicaia o Lippi, più che altro si puntava a rendere il Pd un partito più inclusivo – dice – A Livorno il Pd non è un partito razzista, ma la crisi porta a ragionare più con la pancia che con la testa. A quale partito dovrebbero rivolgersi gli immigrati se non al Pd?”.

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