Cristian D’Alessandro è l’unico italiano tra i trenta attivisti di Greenpeace arrestati lo scorso 18 settembre e detenuti da 38 giorni nel carcere di Murmansk, nel nord della Russia. I suoi genitori, Aristide e Raffaella, hanno parlato in conferenza a Roma della detenzione e della difficoltà di parlare con il figlio, con cui hanno avuto contatti una sola volta da quando è recluso: “Parlare con lui è stato così emozionante che non siamo riusciti a raccontarci quasi nulla”, racconta il padre. Venerdì 25 ottobre, dopo 17 giorni dalla lettera di appello inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i genitori sono stati ricevuti al Quirinale dal consulente diplomatico del presidente della Repubblica. Il reato di Cristian è stato derubricato da pirateria a vandalismo, che è considerato meno grave ma che è comunque punito con il carcere fino a 7 anni. Infine il paragone con i fucilieri trattenuti in India dal febbraio del 2012: “Per i marò c’è solo il divieto di tornare a casa, gli attivisti di Greenpeace vivono in uno stato di detenzione molto duro”  di Alessio Schiesari

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