Siamo sinceri: onore a Brunetta e alla pertinenza della sua imminente guerriglia anti Antimafia. Poiché se non è giusto chiedere ai tacchini di cucinarsi da soli il pranzo di Natale, non lo è pretendere che la rinata Forza Italia entri nel tegame bollente dell’Antimafia. Tanto più ora che a impugnarlo è arrivata Rosy Bindi, cuoca di cucina dossettiana, incline alla legalità, e di indole così furente da essersi un poco guastata nel carattere che nei giorni felici del suo esordio in politica ancora ingentiliva il suo noviziato.
Mettetevi nei panni del fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, con il suo fardello di provvisorie condanne siciliane. In quelli di Silvio titolare della Ditta e di qualche sospetto. In quelli del capogruppo Renato Schifani che detesta ricordare i suoi esordi di autista nella perigliosa Palermo di Ciancimino e Lima. Per non parlare di tutti quei consiglieri regionali, comunali, faccendieri siciliani che nella vecchia Forza Italia hanno trovato comprensione, rifugio e un po’ di serenità.

Antimafia per tutti loro è parola imprudente. Aria che diventa vento. Vento che attira niente di buono: giudici e sbirri. Meglio le molotov.

Il Fatto Quotidiano, 26 Ottobre 2013
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