Apparentemente sembra tutto scontato: la vittoria di Ugo Rossi candidato presidente del centrosinistra autonomista a Trento e il successo a governatore di Arno Kompatscher della Svp, la Südtiroler Volkspartei, a Bolzano. Le chiamano elezioni regionali in Trentino Alto Adige ma di regionale non c’è quasi traccia. Verranno, infatti, eletti due consigli provinciali, autonomi l’uno dall’altro con competenze regionali e con poteri quasi assoluti. Se si toglie la giustizia, la Rai e poco altro, tutto il resto è gestito dalle due Province. Anche i sistemi elettorali sono diversi: proporzionale in Alto Adige e non è prevista l’elezione diretta del presidente. In Trentino, invece, si elegge direttamente il governatore e c’è il premio di maggioranza se ha ottenuto più del 40 per cento. Istituzionalmente non c’è quasi nulla che tenga assieme Trento e Bolzano, a parte la Regione.

Il consiglio regionale è, infatti, formato dai due consigli provinciali, ma è una scatola vuota e costosa e nessuno sa che cosa farne. Conta meno di una qualsiasi Provincia italiana spogliata di competenze. Se in apparenza sembra scontato, c’è però un dato politico importante: l’uscita di scena dei due precedenti governatori. A Bolzano, Luis Durnwalder (presidente per 25 anni) lascia la scena; a Trento, Lorenzo Dellai non si ricandida dopo 14 anni al comando. Cambia anche lo stile: Durnwalder era soprannominato il “Kaiser”, Dellai il “Principe”, due leader carismatici e un po’ autòcrati. Mentre i due attuali candidati hanno una condotta molto più sobria e pacata, almeno finora. Pure la gestione del potere sembra più condivisa e non potrà che essere più contenuta, vista la forte sforbiciata ai bilanci pubblici.

Se a Bolzano la Svp dovrebbe confermare i risultati passati e arrivare alla soglia del 50 per cento, in Trentino difficilmente Ugo Rossi raggiungere il 57 per cento del suo predecessore. Ed è molto probabile che scenderà sotto il 50 per cento. Alle primarie in Trentino, Rossi l’ha spuntata sul candidato del Pd, pur essendo il partito largamente più votato e azionista di maggioranza della coalizione. Un crisi di leadership, quella del Pd, che si riscontra anche a Bolzano, dove, pur essendo in giusta con due assessori, è ininfluente e inesistente politicamente. Se Arno Kompatscher non ha avversari degni di nome, neanche Ugo Rossi sembra averne. C’è Diego Mosna, imprenditore, patron della Trentino Volley, pluricampione, ma è probabile che sparisca il giorno dopo le elezioni per sua stessa ammissione. Ha, infatti, dichiarato che se non viene eletto, si dimetterà subito. Guida delle liste civiche e dice di essere lontano dai partiti, tuttavia c’è una sfilza di riciclati.

Il più in vista è l’ex assessore Silvano Grisenti, ex Dc, ex Margherita, ex Upt (il partito di Dellai), inventore della “magnadora”, cioè la mangiatoia politica per come gestiva il potere da potente assessore ai lavori pubblici. Con lui c’è pure una fitta schiera di ex Pdl. Mentre il centrodestra è completamente disgregato, con Forza Trentino governata dall’amazzone di B., Michaela Biancofiore. Ma si sa, lei sparge sale dove passa e non cresce più nulla. Infatti è riuscita a portare scompiglio e a frazionare anche il centrodestra a Bolzano. Difficile che il M5S confermi il 19 per cento delle elezioni nazionali, probabile un forte ridimensionamento. Nei giorni scorsi Grillo ha compiuto un tour elettorale da quelle parti, ma non c’erano più le cinquemila persone ad ascoltarlo, forse erano meno della metà rispetto al comizio oceanico di appena un anno fa. E forse non è neppure colpa dei grillini. In Trentino, infatti, non hanno mai attecchito questi movimenti, anche la Lega, nel suo massimo fulgore, ha raggiunto percentuali bassine. Per le elezioni scende in campo un piccolo esercito di 784 candidati: uno ogni 640 persone. Tra i candidati a presidente c’è anche il musicista Ago Carollo, che gira per le strade del Trentino su un bus inglese rosso a due piani, accompagnato dalla sua musica. L’ambizione politica sarà, forse, tradita, ma almeno avrà fatto pubblicità ai suoi pezzi musicali.

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