Una legge che potrebbe contenere “le solite porcate”. Le “paure del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi hanno fatto discutere gli esponenti del governo delle larghe intese che cercano di difendere la legge di stabilità ora in discussione alla Camera. Una levata di scudi che ha portato il leader degli industriali a scusarsi dopo poche ore: “Le mie parole”, ha detto, “sono state male interpretate da i media”.

Molto duro era stato il commento di Dario Franceschini, ministro per i rapporti con il Parlamento: “Ho profondo rispetto per il Parlamento”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera, “a differenza di Squinzi, che invece si aspetta ‘porcherie’ e ‘porcate” sulla legge di stabilità. Le sue sono parole inaccettabili, che richiederebbero le scuse del presidente della Confindustria. Una cosa è criticare un parlamentare, un ministro, un partito, un’altra attaccare il Parlamento”. Della stessa opinione Graziano Delrio, ministro per gli Affari regionali: “L’espressione ‘porcata’ credo fosse oggettivamente fuori luogo. Il Parlamento ha gli elementi di responsabilità e qualità per migliorarla ma non può essere una scusa per aggiungere cose che non fanno parte del provvedimento e per stravolgerla”.

In audizione alla Commissione Bilancio del Senato, il presidente di Confindustria, ha fatto un passo indietro: “Mi scuso se le mie parole possono essere state male interpretate come una non considerazione della sacralità del Parlamento”. Anche se questo non cancella le preoccupazioni: “Le mie recenti considerazioni, con chiaro riferimento alle usanze del passato, – ha proseguito – nascono dalla preoccupazione di vedere superata l’apprezzabile modalità d’esame del documento di programmazione della spesa pubblica, riportandoci indietro, agli anni delle politiche che piegavano, in modo radicale, la programmazione del bilancio alle necessità degli infiniti campanili del nostro paese. In un momento come l’attuale non possiamo, per nessun motivo, ipotizzare un simile spettro. Mi auguro di cuore di essere stato troppo pessimista”.

Il leader di Confindustria continua però a esprimere le sue perplessità: “La legge di stabilità contiene passi in direzione giusta ma profondamente insufficienti per dimensione e velocità”. Squinzi ribadisce la propria preoccupazione circa l’eventualità che il provvedimento possa subire “un profondo cambiamento rispetto a un impianto-base tutto sommato condivisibile”. Importante secondo il presidente, che vengano tenute in conto alcune priorità: “Confindustria condivide l’impianto della legge, ma per renderla efficace chiede con forza di aumentare le risorse per il taglio del cuneo fiscale” perche il paese può entrare in un trend positivo “se avremo coraggio di agire” per ridurre il fisco su imprese e lavoro. Questo perché la situazione, dice Squinzi, è ancora critica: “Le scelte effettuate sono ancora distanti da quelle auspicate. Lo schema individuato è ancora insufficiente sotto il profilo delle risorse, se l’obiettivo è dare una svolta e imprimere un’accelerazione all’economia”.

Ma Squinzi non è l’unico ad avere dubbi. “Non c’è equità e non c’è un cambiamento delle tendenze in questa legge di stabilità”, ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, affermando che “se la ragione della perdurante crisi nel nostro paese deriva dai consumi, bisogna mettere molte risorse sui redditi medio bassi, sui redditi da lavoro e pensioni”. All’accusa che i sindacati sono stati precipitosi nell’indire 4 ore di sciopero per sostenere il cambiamento della legge di Stabilità, Camusso è tornata a replicare: “è una affermazione di cui non capiamo la ragione, visto che il Governo aveva mandato la legge di Stabilità alle Camere” e quindi si presupponeva che “la fase preparatoria fosse chiusa”.

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Le larghe intese umiliano la Costituzione

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