L’annuncio del governo Letta di un programma di dismissioni delle partecipazioni azionarie è fuorviante e mal riposto: le partecipazioni direttamente possedute da Mef sono: il 4,34% di Eni, il 31,24% di Enel, il 30,2% di Finmeccanica, l’80,1% di Cdp.

Cdp non rientra nel perimetro statale ai fini del calcolo del debito pubblico. Cdp possiede, a sua volta, il 25,76% di Eni, il 29,9% di Terna, il 30% di Snam, il 100% di Sace e Fintecna (che a sua volta possiede il 99,35% di Fincantieri); tutte partecipazioni acquisite negli ultimi anni su interessato impulso dei governi pro-tempore al fine di ridurre il debito pubblico. E’ quindi evidente che la cessione delle partecipazioni (in tutto od in parte) di Snam, Terna, Fincantieri non porterà ad una riduzione del debito pubblico; il debito pubblico potrà essere ridotto, attraverso la vendita di partecipazioni, in 3 modi:

(1) cessione del 4,34% di Eni, 31,24% di Enel, 30,2% di Finmeccanica direttamente possedute da MEF; Eni ed Enel hanno costantemente distribuito dividendi, che cesserebbero in caso di vendita;

(2) distribuzione di dividendi da Cdp a fronte di utili di Cdp, che potrebbero derivare dalle cessioni delle partecipazioni possedute da Cdp stessa e dopo aver pagato le tasse sulle relative eventuali plusvalenze: anche una eventuale quotazione di Poste Italiane rientrerebbe in questa casistica;

(3) cessione sul mercato (quello vero: non alla Cdp) delle partecipazioni in società, anche strumentali, possedute dalla P. A. centrale e periferica; pensiamo alle migliaia di società che sommano la ragguardevole cifra di 19.000 consiglieri di amministrazione sparsi lungo la penisola, Ferrovie dello Stato, ex-municipalizzate, finanziarie regionali,  porti commerciali italiani, et alia.

Manca, ed è quello più grave, un quadro razionale: chi valuta il valore delle partecipazioni; quale criterio sarà adottato per la cessione; come preparare la cessione laddove siano necessarie modifiche regolamentari; chi potrà acquistare; con quali termini e tempi per l’incasso da vendita. Tutti temi che vedono il governo “non pervenuto”.

Il diavolo forse fa le pentole, non i coperchi.

Sodo caustico

Le pagelle di Italia Aperta
Chiunque può segnalare il suo “case” a Italia Aperta: le pagelle nascono grazie al determinante contributo dei cittadini, che vivono l’irregolarità o la violazione delle regole di mercato e concorrenza. La valutazione si avvale dell’indice di Competitività della Banca Mondiale, uesato per la Compilazione di Doing Business e delle peculiarità e competenze di ciascuno degli aderenti. I risultati delle analisi sono pubbliche, e possono essere incluse anche in programmi di consultazioni elettorali. Il nostro obiettivo è lavorare su fatti concreti, aggregando gruppi di lavoro locali, esponenti e elettori di area politico culturale liberaldemocratica, favorevoli all’economia di mercato. La Commissione Pagelle è composta da tre membri a rotazione, che ne valutano l’ammissibilità e, successivamente, la trasmettono al responsabile tematico e a altri due valutatori.

Articolo Precedente

Manifestazione di Roma, per un liberale hanno ragione

next
Articolo Successivo

Ma la Legge di stabilità è costituzionale?

next