La Regione Emilia Romagna corre in aiuto della Repubblica di San Marino e salva il piccolo stato da una vera e propria emergenza rifiuti. Da giorni infatti decine di container stracolmi di spazzatura erano bloccati sul confine, per via delle normative europee che non permettono più lo smaltimento nell’impianto sfruttato finora, quello di Sogliano, in provincia di Forlì-Cesena. Così la giunta regionale, per rispettare gli accordi che la legano alla repubblica del Titano e in attesa di una deroga, ha individuato una soluzione ponte, aprendo per tre mesi le porte della discarica di Ravenna. Ma la delibera non è piaciuta a tutti. In prima fila nelle proteste i vendoliani di Sinistra ecologia e libertà, che poco hanno gradito il tentativo dell’amministrazione guidata da Vasco Errani, di aggirare le indicazioni comunitarie sul trattamento dei rifiuti allo scopo di fare cassa e rispettare i patti internazionali.

L’allarme rifiuti sul monte Titano era scattato alcune settimane fa, a causa del cartellino rosso arrivato da Sogliano. L’impianto del cesenate, infatti, secondo le normative europee recepite dal governo italiano, non può più accogliere materiale non pretrattato. Proprio come quello proveniente da San Marino, dove manca ancora un adeguato sistema di raccolta differenziata e di separazione dell’umido dal secco.

Scartata l’ipotesi Sogliano, quindi, in Regione hanno cominciato a prendere in considerazioni altre vie d’uscita. In modo da non venire meno a un accordo siglato nel 2011, e ratificato dal ministero degli Esteri, che vincola la regione Emilia Romagna allo smaltimento dei rifiuti sammarinesi, in cambio di una contropartita da oltre 2 milioni di euro. Alla fine la soluzione è arrivata lunedì 14 ottobre, con una delibera in cui si certifica che per i prossimi 90 giorni sarà lo stabilimento di Ravenna a farsi carico della montagna di rifiuti ferma a San Marino. Qui, nel capoluogo romagnolo, arriveranno fino a Natale circa 3000 tonnellate di materiale urbano, e 10 euro per ogni tonnellata smaltita.

Almeno fino al 31 dicembre, termine oltre il quale, secondo il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, non si potrà andare. “L’impianto di Ravenna – ha fatto sapere il Comune in un comunicato congiunto con la Provincia – è una destinazione provvisoria fino alla fine dell’anno, periodo necessario affinché San Marino possa riorganizzare la gestione dei propri rifiuti in modo da poter adempiere anche a quanto previsto dalle leggi italiane. Ma per noi il termine del 31 dicembre è perentorio. Si tratta di tremila tonnellate di rifiuti, come quelli che produciamo a Ravenna, che possono essere trattati in sicurezza negli impianti di recupero di Hera, e che quindi non metteranno in alcun modo in crisi la gestione dei rifiuti del nostro territorio”.

Rassicurazioni che però non sono servite a placare le polemiche e i malumori. Un comunicato al veleno è arrivato da Giovanni Paglia, deputato di Sel. “Come è possibile superare a Ravenna il divieto di smaltire materiale non trattato secondo la normativa europea, quando giustamente non è stato possibile farlo a Sogliano? La solidarietà internazionale non può arrivare al punto di accettare di derogare alle leggi, né tanto meno l’attenzione al business di un’impresa, pubblica o privata che sia”. Protesta a cui si è unita quella della Lega Nord: “Come in passato abbiamo detto no ai rifiuti non trattati provenienti dalla Campania, ora diciamo no anche ai rifiuti sammarinesi” ha commentato il consigliere provinciale del Carroccio, Jacopo Berti.

E se già si parla di una deroga per il 2014, dal Titano hanno garantito di essere al lavoro per adeguarsi alle norme europee ed evitare così un altro stop allo scadere dei 90 giorni. Secondo quanto dichiarato dal segretario di stato per il Territorio, Matteo Fiorini, dal gennaio del prossimo anno San Marino tratterà i propri rifiuti così come previsto dalla legge italiana, grazie a un nuovo macchinario in grado di separare l’umido dal secco. E quindi i camion con la spazzatura straniera potranno tornare a imboccare la strada di Sogliano.

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