Il ras del Pd Luigi Ralenti e l’ex soggiornante obbligato Rocco Baglio sono stati rinviati a giudizio con le accuse di corruzione e turbativa d’asta in relazione alla concessione di lavori edili nel comune di Serramazzoni. Il gip di Modena, accogliendo quasi in toto le richieste dell’accusa, ha fissato per il 17 dicembre l’inizio di un maxi-processo che vedrà contrapporsi la procura e i 9 imputati su presunti appalti irregolari, speculazioni edilizie, incendi dolosi e minacce estorsive. Ma l’inchiesta del pm Claudia Natalini sulla devastazione del dorsale appenninico non si ferma: proprio mentre in tribunale si celebrava l’udienza preliminare gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno posto i sigilli alla scuola materna e all’asilo della frazione di Riccò, costruiti senza una variante al piano regolatore e su un terreno considerato a rischio di frana. La Procura ha inoltre chiesto il non luogo a procedere per tre dei 12 indagati: Maria Rosaria Mocella, responsabile dei lavori pubblici del Comune, Roberto Bernabei, ex presidente della Serramazzoni Patrimonio srl e Giorgio Badodi, un tecnico privato.

Il sequestro, che porta a una nuova iscrizione nel registro degli indagati di Ralenti e dell’ex capo dell’ufficio tecnico Tagliazucchi, è l’ennesima indagine per abuso edilizio e d’ufficio dopo i procedimenti penali sulle lottizzazioni immobiliari a casa Fenocchi e casa Giacomone.

La vicenda che sarà al centro del maxi-processo riguarda i progetti di ristrutturazione del polo scolastico e dello stadio di Serramazzoni affidati nel 2008, tramite la controllata comunale Serramazzoni Patrimonio, a un’associazione temporanea di imprese che a sua volta ha assegnato in subappalto la parte edile alla Unione group, intestata alla moglie di Rocco Baglio. L’imprenditore calabrese, pregiudicato per detenzione di armi e bancarotta fraudolenta, avrebbe avuto buon gioco nel mettere le mani sugli appalti di Serramazzoni grazie a una serie di incontri con Ralenti, primo cittadino dal 2002 al 2012. Secondo l’accusa il do ut des si sarebbe concretizzato nella promessa di vendita di un immobile a prezzi stracciati all’amministratore del Partito democratico.

Tutti gli imputati negano gli addebiti e si dicono certi di veder riconosciuta la propria innocenza. Rocco Baglio nel processo che si aprirà a dicembre (in cui tra gli imputati figureranno anche sua moglie e suo figlio Michele) è anche accusato assieme a Salvatore Guarda e Marcello Limongelli di estorsione ai danni di un night club della zona e di aver incendiato la casa di campagna di Giordano Galli Gibertini, ex calciatore del Modena, titolare di un’impresa edile. Secondo le indagini Gibertini (anche lui rinviato a giudizio per alcuni reati e contemporaneamente parte offesa per altri) aveva trattato per Baglio e i due sodali l’acquisto di un terreno non andato in porto e si era trattenuto 100 mila euro per la mediazione. Davanti al portone di casa si era visto recapitare una testa di capretto mozzata. Malgrado queste condotte non è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso perché la Dda di Bologna, competente in materia, l’aveva respinta a inizio indagine. La polizia giudiziaria tuttavia ha sottolineato come “le metodologie utilizzate dall’organizzazione erano quelle tipiche di stampo ’ndranghetista, particolarmente efficaci e convincenti”. Il procuratore di Modena Vito Zincani ha ricordato che questa inchiesta è un unicum in Regione e forse in tutto il nord: “La criminalità organizzata ha fatto un salto di qualità, tessendo rapporti con il tessuto politico. Cresce il livello di allarme per un sistema che prende di mira soprattutto i piccoli comuni”.

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