Insomma sulla sanità a forza di strillare qua e là, qualcosa siamo riusciti ad ottenere. Cade il pericolo di una controriforma immediata del sistema pubblico (nota al Def) la legge di stabilità ignora su indicazione del Parlamento le proposte sulla selettività e sulla riduzione delle tutele ecc. La legge di stabilità rinuncia ai tagli lineari spostando i i problemi della spesa al “patto per la salute” cioè all’intesa tra Governo e Regioni. Quindi tutto ok? In realtà si è guadagnato tempo ma i nodi fondamentali restano tutti da sciogliere.

La quantificazione del fondo sanitario per il 2014 resta fissato a 107,9 miliardi e non a 109,9 miliardi come avrebbero voluto le Regioni. La sanità è sotto finanziata di almeno 2 mld. Non saranno tagli lineari ma ancora non si sa chi paga e come si paga il sotto finanziamento. Non escluderei che per recuperare si ritorni a parlare di ticket o di minori tutele cioè alla nota del Def. Si conferma la politica di definanziamento ciò che cambia quindi è la modalità ma non lo scopo. Ad un modo lineare di ridurre la spesa sanitaria, subentra un modo negoziale.

Nulla da dire se la revisione della spesa non intacca i diritti ma solo le diseconomie, le corruzioni, il malaffare e le disfunzioni. Quello che è avvenuto in questi giorni è semplicemente l’allargamento delle larghe intese alle Regioni che a causa dei tagli lineari rischiavano di andare tutte in disavanzo e di essere commissariate e che ora, con il patto per la salute, si trovano a decidere qualsiasi cosa le metterà al riparo da questo rischio. Sono quindi le Regioni che escluse dal governo Monti da qualsiasi decisione sulla spesa sanitaria, tornano con Letta ad avere un notevole potere decisionale pronte per difenderlo persino a controriformare.

Non ho mai creduto che le Regioni, da Errani a Vendola, siano insorte contro i tagli a difesa dell’art 32, del diritto alla salute e della sanità pubblica. Da Errani a Vendola, le Regioni difendono le Regioni, costi quel costi. Esse dopo una stagione di sputtanamenti, di tentativi anche legislativi di rimetterne in discussione i poteri, dopo aver subito una marginalizzazione pesante da parte del governo Monti, ma soprattutto dopo aver dimostrato una evidente incapacità di governo, tornano in auge più tronfie di prima.

Il guaio più grande è che hanno tanto potere ma senza una strategia. Le loro proposte per il patto per la salute 2013/2015, riproducono uno schema che dal 2001 si limita ad aggiornare i dati di spesa ma a logiche marginaliste invarianti. Ad uno schema di buoni propositi (all’origine il patto aveva scopi di qualità, di appropriatezza, di unità delle tutele ecc) oggi corrispondono contesti finanziari tanto ostili da richiedere ben altre strategie riformatrici che le Regioni non hanno. I patti fatti sino ad ora sono tutti regolarmente falliti e l’unica cosa che le Regioni sono riuscite a fare è la restrizione delle tutele e la tassazione dei cittadini.

Ma il dato più macroscopico che si accompagna al recupero di potere da parte delle Regioni è l’affermarsi di un tipo di concertazione istituzionale che si basa sull’esclusione della partecipazione sociale. Che la sanità e le sue rappresentanze siano completamente escluse dal negoziato è indicativo di un pericoloso autoritarismo di ritorno. Tutti sanno che in sanità è impossibile fare una ponderata spending review, senza una concertazione larga che coinvolga tutti i protagonisti dei processi che si intende rivedere. Per cui bene che ci vada avremo in nome dell’intramontabile appropriatezza una pioggia di tagli lineari camuffati con le solite misure di riorganizzazione.

Mi colpisce tra l’altro l’ insistenza delle Regioni di rivedere le tutele di diritto (Lea). Ci spieghino per favore una volta per tutte cosa significa per loro ridiscutere i Lea? I Lea sono la traduzione tecnica dell’art 32 , in prestazioni professionalità e servizi, spesa. E’ mai possibile che una cosa tanto delicata possa essere decisa senza sentire nessuno? Dai Lea dipendono non solo i diritti ma il lavoro, le professioni, i servizi, l’aspettativa di vita di ognuno di noi. Sulla sanità lo dico ormai da tempo è bene che la politica si dia una regolata. Se oggi si torna a parlare del “partito della sanità” è perché lo scollamento tra i partiti delle larghe intese e la sanità è drammatico.

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