Prima la strage di Lampedusa, poi un secondo naufragio nel canale di Sicilia e infine l’annuncio di una “missione militare-umanitaria” nel Mediterraneo. Tutto questo non ferma gli arrivi di migranti, stavolta 188 nel giro di 24 ore. In questo caso, però, a bordo di navi mercantili, anziché dei pericolanti barconi cui la cronaca ci ha abituato. La destinazione finale, comunque, è la stessa: le coste siciliane. A Pozzallo (Ragusa), nel pomeriggio di martedì, la nave panamense Glory Sky ha portato in salvo 80 migranti, tutti uomini senegalesi, dopo averli intercettati a circa 90 miglia a sud-est dell’isola di Lampedusa su un gommone di circa 15 metri di lunghezza. Meno di 24 ore più tardi, il secondo episodio. All’alba, l’Eurocargo Bari, battente bandiera italiana, è stata dirottata verso un’imbarcazione a circa 60 miglia a nord della Libia, prestando soccorso a 108 migranti in difficoltà, di nazionalità somala, eritrea, ghanese e ivoriana, tutti stivati in un gommone di 12 metri lasciato poi alla deriva.

Le operazioni di soccorso in mare sono state coordinate dal comando generale delle capitanerie di porto di Roma. In entrambe le occasioni, il trasbordo dei migranti è avvenuto vicino all’imboccatura del porto di Pozzallo, con l’aiuto di un rimorchiatore, assistito da una motovedetta della capitaneria di porto e da un battello veloce. Alle operazioni di trasporto e sbarco dei migranti hanno collaborato i militari della guardia costiera, i volontari della protezione civile, i medici e le associazioni di volontariato presenti in banchina durante ogni sbarco.

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