Oggi è la Giornata mondiale dell’alimentazione. Si celebra dal 1981 ed è anche la data in cui si festeggia il compleanno della Fao, fondata il 16 ottobre 1945. Come nutrire tutti gli abitanti del Pianeta è già oggi una grande sfida che stiamo perdendo: siamo 7 miliardi, produciamo (secondo stime Fao) cibo per quasi 12 miliardi di persone, più di 800 milioni di esseri umani soffrono fame e malnutrizione mentre 1,6 miliardi è obeso e sovrappeso.

Le prospettive da qui al 2050 (quando saremo 9 miliardi) non sono incoraggianti: non riusciremo a risolvere il problema della fame ma, stando anche a quanto dice l’Oms, a causa delle nostre cattive abitudini alimentari ci ammaleremo con sempre maggiore frequenza (diabete e malattie cardiovascolari). C’è però una parola magica, che può aiutarci a trovare la soluzione: biodiversità. Biodiversità è una parola recente – è stata usata per la prima volta nel 1986, a Washington, da un entomologo (Edward O. Wilson) – ed è una parola un po’ difficile, che purtroppo spesso interessa a poche persone, più che altro quelle che di biodiversità si occupano (ambientalisti, biologi, agronomi…).

In realtà dovrebbe essere un tema facile, di tutti, perché è la diversità della vita su tanti livelli, dal più semplice (geni e batteri) alle specie animali e vegetali, fino ai livelli più complessi (gli ecosistemi). Tutti questi livelli si intersecano, si influenzano a vicenda e si evolvono. La biodiversità è la nostra assicurazione sul futuro, perché permette alle piante e agli animali di adattarsi ai cambiamenti climatici, agli attacchi di parassiti e malattie, agli imprevisti. Un sistema biologicamente vario possiede in sè stesso gli anticorpi per reagire agli organismi dannosi e per ripristinare il proprio equilibrio. Un sistema basato su un numero ristretto di varietà, invece, è molto fragile.

Oggi il 60 per cento delle calorie su cui si basa l’alimentazione umana proviene da sole 3 piante: grano, riso, mais. Non più, però, le migliaia di varietà di riso selezionate dagli agricoltori che un tempo si coltivavano in India e Cina. O le migliaia di varietà di mais coltivate in Messico. Si tratta invece di una manciata di ibridi selezionati da poche multinazionali. Pensiamo alle mele: appena 4 varietà commerciali (Golden, Fuji, Gala e Pink Lady) rappresentano circa il 90 per cento del mercato mondiale, a fronte delle migliaia di varietà coltivate dai contadini.

Coltivare la biodiversità è la nostra più grande assicurazione sulla vita. Difendere la biodiversità (mangiandola!) significa difendere il Pianeta e il futuro nostro e dei nostri figli. Curare e salvaguardare la biodiversità è un impegno non derogabile.

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