Pum Pum, chi è? Carabinieri! “Ma insomma, mamma, cos’è successo? Che hai combinato?”. Le domande arrivano con tre giorni di ritardo, ma prima o poi dovevano arrivare. “Non sei tu, mamma, quella che ha sempre predicato la legalità? Ora sei diventata una fuorilegge?Perché ci hanno frugato tutta la casa come si fa con i criminali?”.

Pum Pum, chi è? Carabinieri! Quattro ore di perquisizione, con i militari del nucleo investigativo di Catania che irrompono in casa -con tanto di mandato– e frugano tra le carte della mamma, che non è neppure indagata ed è colpevole solo di fare la giornalista, non potevano non lasciare tracce nella fervida psiche di tre ragazzini di 14, 12 e 10 anni, che fino a sabato scorso una scena simile l’avevano vista solo nei telefilm polizieschi.

Pum Pum, chi è? Carabinieri! Era prevedibile che, passato lo choc, dopo aver ‘visto’ per la prima volta il volto repressivo dello Stato che arriva di sabato mattina all’ora del caffellatte, profanando spazi e momenti privati, i tre si sarebbero interrogati a lungo sul ruolo professionale di una mamma che ha sempre predicato la sacralità delle istituzioni, che ha sempre difeso il lavoro dei magistrati antimafia, ma che adesso dagli stessi pm antimafia viene sottoposta ad un atto invasivo e pesante come una perquisizione ‘locale e personale’.

Pum pum, chi è? Carabinieri! L’indagine è un fascicolo contro ignoti aperto per violazione del segreto istruttorio, aggravata dall’articolo 7, che sanziona l’avere agevolato la mafia. La mafia? “Mamma, ma che c’entra con noi la mafia?”. “I carabinieri pensano che sei mafiosa?”. “Ma se non hai fatto niente di male allora perché se la prendono con te?”.

Pum pum, chi è ? Carabinieri! Altro che domande. Si scatena in un crescendo di dubbi, paure e angosce, l’interrogatorio più difficile. Perché stavolta l’interrogata non può avvalersi del segreto professionale, e neppure della facoltà di non rispondere. Una risposta ai figli gliela deve dare. Ma questa volta, la mamma che ha sempre una risposta per tutto, fatica a trovare la risposta giusta. Senza cedere alla rabbia, all’amarezza, al qualunquismo. Senza permettere al thriller domestico di sabato di turbare troppo quelle vivacissime menti in formazione.
Non è facile spiegare a quei tre che hanno partecipato, in prima fila, a tutte le manifestazioni antimafia di Palermo sin da quando erano nel passeggino, che lo Stato non è un intruso neppure quando si presenta di sabato alle 7,30 con un mandato di perquisizione. Che quei carabinieri impegnati a ispezionare i luoghi della sfera più intima per capire se chi ha passato notizie alla mamma voleva aiutare la mafia (questa, mi pare, la ratio dell’indagine di Catania) sono dei professionisti impegnati a fare il proprio dovere, che non sono dei nemici da guardare con ostilità, che stanno solo eseguendo un ordine della magistratura di Catania.

Pum Pum, chi è? Carabinieri! “Mamma, ma sono venuti tutti questi da Catania?”. “Mamma, ma se uno è giornalista non è normale che faccia gli scoop?“. “Mamma, ma perché non fai come la mamma del mio amico, che è pure giornalista, ma lavora in un ufficio stampa, guadagna un sacco di soldi e non la perquisisce nessuno?”. La domanda più difficile, come sempre, è quella che arriva alla fine: “Mamma, ma proprio tu, che sei sempre dalla parte dei pm antimafia, perché ti fai trattare come una delinquente?”.

La mamma esita un momento, colpita e affondata, poi accenna ad aprire bocca. Troppo tardi. Una risposta se la dà da solo il figlio più grande, che dalla lezione di sabato pensa di aver imparato qualcosa: “Mah… qui le cose sono due: o questi magistrati non sanno distinguere tra un mafioso e una persona perbene… e allora non vale proprio la pena di difenderli…” Oppure? “Oppure il giornalista è proprio uno sfigato, che si può trattare come un delinquente anche se si sa benissimo che non lo è”. E allora? “Al tuo posto, mamma, cambierei mestiere”.

Pum pum, chi è? Piacere. Lo scetticismo.

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