Licei e scuole superiori: assemblee autorizzate e non, scioperi, occupazioni, autogestioni. La discriminazione per favorire la libertà. Un controsenso assoluto.

Con Diletta mi sono affacciata da poco più di un mese nei meandri delle scuole superiori. Un nuovo mondo si sta aprendo ai nostri occhi. Una serie di prassi che con la disabilità non dovrebbero avere niente a che spartire e invece eccomi qui. Seduta alla mia scrivania a studiare e decifrare la normativa, i regolamenti e poi le distorsioni di prassi.

Fermo restando che il clima ci intriga e ci persuade. Esprimo le mie perplessità nella totale fiducia che nutro rispetto le persone che mi accompagnando in questo approccio. Il mio carattere però pone una serie di quesiti che mi lasciano sospesa in un oblio che intendo definire quanto prima.

La concreta sensazione: gli alunni non entrano? Diletta torna a casa. C’è assemblea non autorizzata? Diletta torna a casa. C’è autogestione? Diletta torna a casa… insomma mettete voi un punto interrogativo e poi copiate la risposta.

Non solo. Diletta ha necessità di usufruire dell’ascensore. I professori in larga parte sostengono che non sia loro competenza spingerla e accompagnarla.

Diletta ha sete mentre non c’è l’assistente? Meglio farla morire di sete che rischiare che cada un po’ d’acqua.

Entra da sola nonostante l’assemblea perché io pompo le scatole? “non siamo baby sitter” (e qui in realtà condivido in toto). Non potrebbe andare in un’altra prima ? Oddio noooo: più alunni disabili infettano coloro che li privano del diritto allo studio. Non è il caso. Fa attività alternativa? ma da sola non va bene. Però quando la classe c’è, allora si che deve (pare occasionalmente) stare da sola per alcune attività.

Devo però anche riconoscere che dinanzi ad una media conoscenza della normativa riscontro moltissima buona volontà nel pareggiare il conto. E allora riposizioniamo la punteggiatura e rientriamo nel clima di collaborazione.

Poche ore di assistenza. Tre al giorno che però devono essere raggruppate. E onestamente troverei oltraggioso chiedere ad un lavoratore pagato neanche dieci euro di lavorare un’ora si, poi due no e così via.

Ma niente acqua e niente ascensore? E niente lezione?

Chiedo: “prendete lo stipendio in queste fasi?” Risposta: “si, si”. Ottimo è allora evidente che dovete fare lezione. Si apre una discussione su un ipotetico numero minimo di alunni, sulla opportunità di fare lezione solo a lei…e lì rifletto. Mi chiedo se sto facendo queste “inchieste” perché mia figlia è disabile o perché mia figlia ha voglia di studiare.

Attendo dieci giorni per darmi tempo. La risposta questa mattina fuoriesce dalla mia bocca in maniera incontrollata: “gli altri genitori accettano tutto questo passivamente?”. Ma insomma, alunni di prima liceo ripetutamente saltano la lezione, senza preavviso ufficiale. Dove sono le famiglie?

Contatto, con un po’ di disagio, un ragazzo molto simpatico e accogliente e chiedo se sia vero che Diletta non potrà entrare nelle assemblee perché non ammettono né insegnanti di sostegno né assistenti. Il ragazzo solare e spontaneo mi dice che non è vero affatto. Che Diletta non solo può, ma anzi deve entrare nelle loro assemblee e che loro accettano chiunque sia necessario alla sua partecipazione purché non ci sia una limitazione della espressione e della libertà degli altri alunni. Mi sollevo un bel po’, nonostante a volte alcuni adulti siano così incerti sui loro compiti, scopro che i giovani come sempre hanno da insegnarci moltissimo.

Mi spiega che anche i genitori possono entrare. Un invito? Chissà…proverò ad ascoltare.

Nel frattempo tutto sembra rientrare nei ranghi mentre io, dopo aver accumulato numerosi mal di testa studierò a fondo e fronteggerò al meglio la frequenza scolastica di mia figlia. E che assemblea sia! ma inclusiva.

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