Io stasera volevo scrivere di un pomeriggio trascorso sulla mia panchina di Testaccio a pensare a quanto e perché mi sia piaciuto Anni felici di Daniele Luchetti e a quanto e perché siano stati veramente felici, non solo per la voce narrante di Luchetti, quegli anni. E forse, sull’onda del film,  mi sarei sbilanciato anche al punto di raccontare di voler tornare a prendere la mano di una persona che amo per andare insieme, lontano da quegli anni, verso il futuro. Ma non lo potrò fare, perché proprio mentre stavo iniziando a scrivere, mi è arrivato un sms da Napoli: “Ci hanno rubato 50 mila euro di attrezzature dal Fondo”. Leggendo il messaggio svanisce subito quel poco di sonno che mi rallenta la scrittura, e non posso non cambiare rotta. Non è tempo oggi di pensieri e di nostalgia. E’ tempo di rabbia.

Il Fondo rustico “Amato Lamberti” di Chiaiano è un bene confiscato di circa 14 ettari di vigneto e pescheto, lasciato nelle mani della camorra, nonostante la confisca, per più di un decennio, e da alcuni mesi affidato dal Comune di Napoli alla Cooperativa sociale (R)esistenza. Da quando questo luogo è stato assegnato a (R)esistenza è diventato un posto felice, dove si tenta di ricostruire vite, si fanno feste, si producono pesche e vino, si ospitano associazioni provenienti da tutta Italia, si fa politica attiva per la legalità contro le mafie. E si accoglie in ritiro l’Afro Napoli, squadra di calcio di terza categoria  simbolo dell’integrazione, o meglio dell’anelito di integrazione.

Tra le tre e le cinque di domenica pomeriggio, approfittando del fatto che, essendo saltata la vendemmia per il maltempo, il Fondo era deserto,  alcune persone,  armate di fiamma ossidrica e a bordo di camion, in tutta tranquillità,  hanno portato via dal fondo un trattore, una fresatrice, un decespugliatore e tutti gli attrezzi che la cooperativa aveva acquistato a proprie spese.

Ciro Corona, che di quel posto è l’anima, commenta così.

“Nè fessi, nè eroi….
Oggi pomeriggio, verso le 17 ci siamo accorti che il Bene Confiscato era stato violato. Questa volta non si è trattato di un semplice furto di qualche attrezzatura di poche centinaia di euro, magari compiuto da qualche ragazzo che purtroppo, come tanti nei nostri quartieri, vive di espedienti per tirare avanti. Questa volta hanno rubato circa 50mila euro di attrezzature, trattore compreso. Un furto complesso, compiuto da mani esperte, compiuto da chi ha l’intenzione di azzerarci, di fare morire il progetto di bene comune restituito al territorio.

Questa cosa ci mette in ginocchio, ci fa presagire un futuro molto difficile. Quanto è successo in questo territorio – Chiaiano – negli ultimi anni è stata un’offesa alla dignità delle persone. Le violenze e gli stupri continui che la Selva di Chiaiano ha subito negli ultimi anni sono stai tanti, troppi: cave riempite dalla ecomafie per presenza di rifiuti pericolosi, nessuna valorizzazione del polmone verde più grande della città, il più grande pezzo di città motore di economia agricola lasciato solo, e per finire, lo smacco dello Stato, ossia la discarica di Chiaiano.

Quando si è paventata la possibilità di gestire il fondo agricolo, non ci è parso vero. Ci siamo buttati con cuore e passione in un progetto nuovo di promozione, valorizzazione non solo di un bene confiscato, ma, di riflesso, di un intero territorio. Abbiamo riempito per mesi quel luogo di decine di eventi, di centinaia di giovanissimi provenienti da ogni parte di Italia che sono venuti a dare una mano, un festival nazionale sull’agricoltura sociale che ha ridato dignità a quelle terre martoriate.

Abbiamo iniziato facendo indagini sulle falde acquifere e sui terreni che si sono dimostrate ottime. Abbiamo iniziato in pochi, con la sola collaborazione dei giovani della Comunità penale “Don Peppe Diana”. Ogni giorno che è passato ha visto l’aggregarsi di tanti: i comitati civici e le associazioni del territorio soprattutto. In piccolo, ma forse poi non così tanto, abbiamo dimostrato che i processi di riqualificazione di questi quartieri sono possibili e praticabili.

Abbiamo dimostrato che ci si può riappropriare dei beni che la Camorra ci ha tolto negli anni per finanziare faide e traffici di droga e lo abbiamo dimostrato che lo si può fare anche nel feudo di clan storici della Campania. Abbiamo buttato, pian piano, giù il muro di omertà gestendo un bene confiscato ad un clan ancora attivo e “potente”. Il nostro amore contro la loro violenza. La nostra lotta contro la loro arroganza.

Siamo diventati a nostro modo “un’istituzione dal basso”, uno spazio libero che viene legittimato dalla storia di quartieri pieni di voglia di riscatto, a testa alta contro ogni forma di sopruso.

Quello che è successo oggi, ripetiamo ci mette in ginocchio, ma non ci sconfigge, non ci può abbattere. Ci deve dare nuova linfa, nuova energia, voglia di dimostrare che tutti quanti insieme possiamo rilanciare in avanti.”

Ecco, ora io credo e dico semplicemente ma fermamente che dei segnali, da parte di tutti, dalle istituzioni e dai cittadini, vadano dati a Ciro e ai suoi, perché alla rabbia, alla delusione, allo sconforto, si sostituisca e si recuperi la voglia di continuare a lottare. Il futuro, quel futuro verso cui dicevo di voler andare stringendo la mano giusta, è anche questo. Sempre. Fino all’ultimo respiro. 

Chiunque voglia contribuire al riacquisto del trattore e delle attrezzature può farlo con una donazione

cc bancario: 00000127360 (presso Banca Etica)
codice IBAN: IT58 B050 1803 4000 0000 0127 360
intestato a: resistenza – associazione di lotta alla illegalità e alla cultura camorristica
causale: “quota riacquisto attrezzature agricole”

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