Pako è nato quarantuno anni fa a Kaolack, in Senegal, e ancora ricorda quel 4 dicembre del 1996, quando decise di lasciare il suo Paese per raggiungere il fratello a Verona. Lui è uno dei tanti volti che capita di scorgere durante un pomeriggio in spiaggia. Uno dei molti giovani che attraversano i nostri litorali con cataste di vestitini, cappelli e braccialetti, cercando di vendere qualcosa ai vacanzieri sdraiati sotto l’ombrellone.

“Ho sempre fatto il manutentore in fabbrica – spiega – ma da circa un anno sono in cassa integrazione, quindi quest’estate ho deciso di fare il venditore in Sardegna, come quando ero appena arrivato e non avendo i documenti in regola facevo molta difficoltà a trovare un lavoro. Ogni giorno acquistavo la roba da un ragazzo della mia città che passava con un furgoncino e vendeva all’ingrosso. Quest’anno la merce arrivava dalla Grecia, perché quella che partiva da Napoli non era di grande qualità. Con i soldi guadagnati sono sempre riuscito a fare una vita dignitosa e ad aiutare la mia famiglia in Senegal. Ovviamente col lavoro di manutentore era tutto più semplice, però io me la sono sempre cavata abbastanza bene anche da venditore, dove se sei bravo riesci a portare a casa persino una cinquantina di euro al giorno”.

Non è dello stesso parere Moisà, un altro ragazzo senegalese che da circa tredici anni fa lo stesso lavoro a Pisa. “Ero poco più che maggiorenne quando ho lasciato la mia città, Saint Louis, per cercare di costruirmi un futuro in Italia, sperando anche di poter aiutare la mia famiglia che è rimasta lì. Ho raggiunto un amico che già viveva in Toscana e speravo di trovare un lavoro stabile, ma alla fine non sono riuscito a fare altro. Lavoro almeno dieci ore al giorno e per spendere meno condivido un appartamento con altri cinque ragazzi, anche loro venditori, ma la situazione si fa di anno in anno più difficile. Ogni tanto mi viene anche la tentazione di tornare in Senegal dalla mia famiglia e dai miei amici, ma poi mi rendo conto che nonostante tutto adesso vivo meglio di quando abitavo “.

Pako invece è convinto che presto saranno in tanti a lasciare l’Italia e a rientrare a casa: “In Senegal adesso le cose stanno migliorando, mentre qui la situazione è sempre più dura. Già solo per il permesso di soggiorno ogni anno o due anni devi spendere circa duecento Euro per il rinnovo. Inoltre questo Paese non si è ancora abituato agli immigrati e non ha mai veramente affrontato l’argomento in maniera seria. A differenza della Francia, del Belgio o dell’Inghilterra, qui il fenomeno si è sviluppato molto più recentemente e la gente non è ancora pronta. La crisi economica ha poi aumentato le manifestazioni di ignoranza e razzismo nei nostri confronti, anche perché gli Italiani hanno sempre un po’ avuto la tendenza a sentirsi migliori degli altri. Ovviamente senza generalizzare. Ho conosciuto persone validissime, ho molti amici di Verona e ho anche avuto delle ragazze qui”.

“Comunque – conclude Pako – quando penso alle recenti tragedie di Lampedusa mi rendo conto di quanto debbano essere disperate quelle persone per spendere tutti i loro risparmi in un viaggio simile, e anche di quanto debbano essere inconsapevoli della situazione che troveranno una volta arrivati qui. L’Italia in questo momento non è assolutamente il posto giusto per costruirsi un avvenire”.

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