Il premio Nobel per la Pace è stato assegnato all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac). L’ufficialità è arrivata un’ora dopo l’annuncio della tv norvegese Nrk. L’anno scorso la stessa emittente anticipò che il Nobel era stato vinto dall’Unione europea. L’Opac è stata fondata nel 1997 per dare attuazione al Trattato di interdizione all’uso delle armi chimiche firmato nel 1993. Il comitato del premio Nobel  ha mandato all’Opac un messaggio su Twitter: “Per favore contattateci stiamo cercando di raggiungere telefonicamente il vostro ufficio”.

“Anche se il conflitto in Siria può ancora essere definito un bagno di sangue, c’è in vista una soluzione per quanto riguarda le armi chimiche”, scrive la tv. “Per questo il comitato per il Nobel potrebbe decidere di premiare l’Opac”. Previsione giusta. L’annuncio è stato dato dal presidente del comitato norvegese, Thorbjon Jagland, sottolineando che in questo modo si spera di contribuire alla completa distruzione delle armi chimiche. L’Organizzazione è impegnata in questi giorni in Siria nella missione di verifica e smantellamento dell’arsenale del regime di Bashar al Assad. “Grazie al lavoro dell’Opac l’uso delle armi chimiche è un tabù” ha scritto il Comitato per il Nobel nelle motivazioni dell’assegnazione. “Quanto accaduto in Siria, dove sono state usate queste armi, riporta in primo piano la necessità di incrementare gli sforzi per eliminare questi armamenti”, recitano ancora le motivazioni. Non solo. Secondo la giuria, la vittoria dell’Opac “è un messaggio ai Paesi che non hanno ratificato il Trattato di bando delle armi chimiche”, siglato nel 1993, e un invito “a firmare”. Così il presidente del Comitato per il Nobel a margine dell’assegnazione del premio. Il riconoscimento, che verrà consegnato il 10 dicembre, nell’anniversario della morte di Alfred Nobel, consiste in una medaglia, un diploma e un assegno da circa 910.00 euro.

“Per 15 anni abbiamo fatto il nostro dovere contribuendo alla pace del mondo. Le ultime settimane hanno dato ulteriore impulso alla nostra missione. Accetto con umiltà il premio Nobel per la pace e con voi mi impegno a continuare a lavorare con immutata determinazione”: sono state queste le prime parole del direttore generale dell’organizzazione, il turco Ahmet Uzumcu, che si è rivolto ai rappresentanti dei 41 membri dell’ esecutivo, di cui l’Italia ha la vicepresidenza, che era in riunione quando è giunta la notizia del Nobel. Il riconoscimento arriva a tre giorni dall’ingresso ufficiale della Siria nell’organizzazione, della quale lunedì prossimo diventerà formalmente il 190/o stato. Sono solo sei i paesi che non fanno parte dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche: Angola, Birmania, Corea del Nord, Egitto, Israele e Sud Sudan.

IL RUOLO DELL’OPAC – Fino ad oggi l’Organizzazione ha condotto oltre cinquemila ispezioni in 86 Paesi. Essa sostiene che il 100% delle riserve dichiarate di armi chimiche siano state inventariate e verificate. Secondo le sue statistiche, 57.740 tonnellate (o l’81,1%) delle riserve mondiali dichiarate di agenti chimici sono state distrutte in modo verificabile. Albania, India e un “terzo Paese”, che si crede sia la Corea del Sud, hanno completato la distruzione delle proprie riserve. Un rapporto dell’Opac diffuso nei mesi scorsi riferisce che gli Usa hanno distrutto circa il 90% delle proprie riserve, la Russia il 70% e la Libia il 51%. Tredici membri dell’Opac hanno anche dichiarato un totale di 70 strutture per la produzione di armi chimiche. Tutte e 70, spiega l’Opac, sono state messe fuori uso, tra cui 43 distrutte del tutto e 21 convertite per propositi pacifici. L’Organizzazione è finanziata dai suoi Stati membri e aveva un budget di circa 74 milioni di euro nel 2011. Impiega circa 500 persone all’AJa.

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