Dopo la stampella pubblica targata Poste Italiane, per Alitalia è arrivato anche il via libera all’aumento di capitale da 300 milioni e a nuove linee di credito per 200 milioni per realizzare il secondo salvataggio pubblico della compagnia. A dare l’annuncio è stato, subito dopo il cda, il consigliere Maurizio Traglio, ex imbottigliatore della Coca Cola proiettato nell’avventura Alitalia da Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa SanPaolo. Davide Maccagnani, titolare dell’1,4% della compagnia tramite la Macca Srl, cui fa capo il marchio Unieuro, ha poi precisato che anche i soci francesi aderiranno all’operazione. La parola passa quindi all’assemblea dei soci di Alitalia che lunedì 14 aprirà ufficialmente la porta alle Poste pronte ad investire 75 milioni per avere una quota della compagnia compresa fra il 10 e il 15 per cento.

In attesa della chiusura dell’operazione orchestrata dal tandem Letta-lupi, l’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, ha fatto sapere ai suoi 6 milioni di correntisti che Poste non potrà utilizzare “alcuna risorsa proveniente nè da conti correnti postali nè da Buoni e Libretti Postali” sottolineando come “le risorse finanziarie per l’investimento, saranno reperite esclusivamente dalla liquidità disponibile di Poste”. Ma da dove deriva la liquidità delle Poste? Dalle “attività industriali e di servizio del Gruppo, servizi postali, telefonia, servizi digitali”, come spiega Sarmi. O meglio principalmente da servizi postali (4,5 miliardi su un totale di 20 miliardi di ricavi), finanziari (5 miliardi) e assicurativi (10 miliardi) capaci di produrre, assieme ad altre attività minori come la telefonia, 1 miliardo di utile grazie ad una capillare struttura diffusa sul territorio e alla fiducia risposta dagli italiani negli uffici postali. “Non può invece essere utilizzata – precisa l’ad di Poste – alcuna risorsa proveniente nè da conti correnti postali nè da Buoni e Libretti Postali: per quanto riguarda il Risparmio Postale (Buoni e libretti) si tratta infatti di titoli emessi da Cassa Depositi e Prestiti e per cui Poste Italiane attraverso Bancoposta svolge l’attività di collocamento, mentre le risorse raccolte con i conti correnti sono, per obbligo di legge, investite esclusivamente in titoli di Stato“.

E mentre va in porto l’aumento, la stampa francese si interroga sulle future strategie di Alitalia, tema di primario interesse per Air France-Klm che finora aveva preteso di imporre “condizioni strette” per la propria partecipazione all’aumento. I francesi hanno ben chiaro in mente che Alitalia non è una società qualsiasi. Come spiega Le Monde, “fino al fallimento nel 2008, l’Alitalia storica, come ammettono gli italiani, ha beneficiato di molti aiuti di Stato, secondo quanto suggerisce una fonte vicina al dossier”. Ma queste sovvenzioni avevano una contropartita. All’epoca, “i sindacati, soprattutto quello dei piloti, erano molto forti e dettavano legge. Come molte aziende pubbliche, Alitalia è stata utilizzata dai partiti politici per fare assumere personale segnalato. Un fenomeno di grande ampiezza. La compagnia italiana è arrivata a impiegare fino a più di 21mila dipendenti”.

“Ancora un salvataggio miracoloso per Alitalia?” Si interroga invece il giornale economico francese La Tribune. “Forse – spiega il quotidiano d’Oltralpe – Il governo italiano propone il sostegno finanziario alla compagnia aerea ma esigendo in contropartita che gli attuali soci, fra cui Air France-Klm, partecipino all’aumento di capitale e che l’azienda cambi radicalmente strategia”. Sul tema “resta da vedere la posizione di Air France-Klm – prosegue il giornale francese – Questa dipenderà evidentemente dalle intenzioni reali dello Stato italiano sul tema del cambiamento strategico. Coinciderà con i desiderata di Air France-Klm che ritiene ancora eccessivamente grossa la dimensione della compagnia italiana?”.

Certo è, come riferisce il quotidiano finanziario Les Echos, che “ormai il governo di Enrico Letta e gli altri soci italiani sembrano pronti a consentire l’ascesa di Air France-Klm nel capitale di Alitalia, prendendo il controllo della compagnia nazionale, ma nessun accordo è stato concluso sulle condizioni poste dai franco-olandesi, né sulla strategia futura”. Lo testimonia anche il fatto che, concluso il cda, il consigliere Antonio Orsero ha dichiarato che “di piano industriale se ne parlerà più avanti, dopo”. Eppure rispetto al passato qualcosa è cambiato: “Ora bisogna prendere una decisione – dichiara una fonte a La Tribune – trovare un acquirente o chiudere”.

Anche perché il salvataggio del governo italiano è nel mirino dell’opinione pubblica. Dei cittadini, ma anche del mondo imprenditoriale. “Un importante vettore aereo è fondamentale anche per le esigenze delle imprese e, in generale, per l’economia di un Paese” ha dichiarato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Ma Alitalia ha smesso di giocare questo ruolo da tempo e su scala internazionale non ha più la forza di competere con i grandi player del settore. Ecco perchè non riusciamo a comprendere le ragioni dell’intervento deciso dal governo che vuole utilizzare Poste Italiane come stampella per la ex compagnia di bandiera, ormai un carrozzone”, conclude sottolineando come la decisione di far partecipare Poste Italiane all’aumento di capitale di Alitalia arriva “mentre l’ossatura dell’economia italiana, fatta di micro, piccole e medie imprese, viene ignorata e abbandonata al suo destino”.

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