Quando ho un problema da risolvere, una soluzione da trovare, un’incazzatura da smaltire, un’idea incastrata da qualche parte, faccio la calza. Proprio così, la calza, la maglia, chiamatela come volete. E ridete pure. Ma ormai è ufficiale: la nonna aveva ragione. Vi siete mai chiesti perché avesse sempre una risposta saggia per qualsiasi domanda? Perché ancora ora, quando avete un dubbio sulla vita, l’amore e altre catastrofi, vi viene da pensare a cosa vi avrebbe suggerito lei da sotto lo scialle? La risposta, esperienza a parte, credo stesse in quel tic tic ritmico continuo, quando lei passava il suo tempo serale nel silenzio della casa addormentata, a far scorrere il filo di lana sui ferri. O a intrecciare l’uncinetto in fiori colorati, cappellini, maglioncini per nuovi arrivati, mezze calzette.

Nel dopoguerra, fare la maglia era un modo per vestire e vestirsi senza dover acquistare nulla di “confezionato”, come lo definiva lei. Una necessità. Oggi, per me, risponde a un altro tipo di necessità: è un modo per liberare la testa. Darle tregua dalle questioni pratiche quotidiane, dalle liste delle cose da fare, dalle scadenze. E per trovare risposte che stavano già lì, appena sotto il velo della coscienza.

Sei mesi fa, il mio mondo geografico e affettivo è stato ribaltato completamente e mi sono trovata qui, a Hong Kong, dall’altra parte del mondo. Due bambini da accompagnare in questa transizione, un lavoro da reinventare. Cambiare tutto causa qualche scossa sismica al nostro paesaggio interiore non indifferente, ma regala anche qualcosa di impagabile: la capacità di scorgere nella vita che ti scorre davanti, in metropolitana, tra le righe, nelle parole pronunciate da persone fino a quel momento sconosciute, un filo rosso invisibile. Un filo rosso che emerge sinuoso a tratti, per poi rituffarsi nella quotidianità.

La sera, quando tutti dormono, durante quel tempo senza tempo in cui nessuno parla se non il tic tic dei ferri, il filo rosso a volte si compone in trame improvvise e balenanti. Magari piccole, magari inutili, ma sempre sorprendenti. Follia? Può darsi. Ma una follia innocua. E molto divertente. Una follia che ti aiuta, senza prenderti troppo sul serio, a mettere insieme i pezzi della tua nuova vita come in un puzzle senza immagine finale. Il filo rosso lo abbiamo tutti, non serve saper fare la maglia o aggrapparsi all’uncinetto in attesa di chissà quale rivelazione. Basta lasciare la mente libera di pensare ad altro, abbassare il volume del chiacchiericcio interiore, impegnarsi in attività ripetitive e rilassanti. Tutti abbiamo il nostro filo rosso. Magari legato a quello di qualcun altro. Basta volerci fare qualcosa di bello. Buon fil rouge knitting a tutti, fatemi sapere se funziona.

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