Anche Andy Warhol, da extracomunitario, avrebbe pagato di più. Sì, perché all’Accademia delle Belle Arti di Roma, ente statale della rete italiana dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica che fa capo al ministero dell’Istruzione e dell’Università, se sei studente extracomunitario puoi arrivare a pagare anche 1000 euro in più di tasse. 

studenti-extracomunitari-accademiaCosì ha deciso il consiglio di amministrazione del prestigioso Istituto di via di Ripetta (un’Università a tutti gli effetti), nelle disposizioni approvate il 4 dicembre del 2012 per l’anno accademico 2013/2014, ribadite nel manifesto degli studi pubblicato a fine luglio.

Tornati dalla pausa estiva, gli aspiranti artisti (comunitari ed extracomunitari ) si sono visti recapitare i bollettini delle tasse: quello da 200 euro come prima rata (uguale per tutti) e, con creatività degna di miglior causa, quello da 500 euro, “riservato” agli studenti extracomunitari e da intendersi come prima rata della “quota fissa annuale da versare come studente straniero”. Un problema da togliere il sonno, anche perché il mancato pagamento dell’inaudito balzello avrebbe vanificato tanto il percorso formativo quanto le speranze nel rinnovo del permesso di soggiorno.

Un provvedimento che colpisce non solo quanti, attirati dalle bellezze del Belpaese, provengono da Paesi extraeuropei, ma anche quelle seconde generazioni di immigrati, ovvero figli di immigrati, nati in Italia o arrivati in Italia da minori e che non possono accedere alla cittadinanza italiana in ragione dell’attuale normativa fondata sullo ius sanguinis che prevede la trasmissione della cittadinanza da genitore a figlio.

E dire che l’Accademia – fondata a fine 500 da Girolamo Muziano e Federico Zuccari per “onorare le arti, accrescere il prestigio degli artisti e istituire corsi di insegnamento di alto livello” – ha visto succedersi “i più insigni artisti, sia italiani che stranieri”, con la presenza, guarda caso, “di artisti di tutte le nazioni”, come pomposamente sottolinea il poliglotta sito internet dell’Istituto. Una discriminazione, un trattamento chiaramente penalizzante, nei cui confronti i giovani studenti – 700 su un totale di 2.000 corsisti – continuano, non senza difficoltà, a far valere la propria voce.

Dopo le ignorate richieste di contatto con i vertici dell’Accademia, hanno deciso di denunciare pubblicamente il “trattamento sfavorevole” di cui sono stati fatti oggetto. A sostenerli associazioni come Alefba, PiuCulture, Frontiere News, Corrieremigrazione.it, il Forum delle politiche sociali e dell’immigrazione,  gli esperti dell’Asgi che studiano gli aspetti giuridici connessi all’emigrazione. Proprio l’Asgi ha messo nero su bianco le molteplici, gravi violazioni della legislazione nazionale, europea ed internazionale che un siffatto provvedimento inevitabilmente comporta. 

Tra le censure proposte dall’Asgi quella relativa alla parità di trattamento delle persone previsto dal Testo Unico sull’immigrazione (art 39 comma 1 e 5 e 43 del Dlgs. 286/98), la violazione dei principi costituzionali di eguaglianza e ragionevolezza richiamati dalla Corte Costituzionale nella celebre sentenza 432/2005 e Trattati, direttive e sentenze della Corte di Giustizia europea.

In virtù di “una nuova e attenta valutazione dell’intera problematica”, il preside delle Belle Arti, Roberto Grossiha deciso di convocare per  il prossimo 16 ottobre un nuovo Cda, sospendendo nel frattempo l’operatività della contestata delibera, mentre il direttore Gerardo Lo Russo respinge ogni ipotesi di discriminazione, parlando, al contrario, di “una decisione presa proprio per evitare discriminazioni a rovescio”, nei confronti, cioè, degli studenti italiani i cui redditi familiari godrebbero di maggiore certezza.

Accanto all’incitamento, anch’esso extracomunitario “Yes, We Brain”, il motto della pagina Facebook dell’Accademia è una frase di Joseph Beuys, lo sciamano dell’Arte: “Ogni processo creativo è un cambiamento e il cambiamento deve iniziare dal modo di pensare e da quel momento di libertà che si potrà pensare a cambiare il resto”. Ecco, cambiamo.

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