La Direzione Nazionale Antimafia ha aperto alla possibilità di revocare il 41 bis al capomafia Bernardo Provenzano. Davanti al Tribunale di Sorveglianza di Roma, che deve decidere sull’istanza di revoca presentata dai legali del boss, il pm Gianfranco Donadio ha sollecitato una nuova perizia medica sulle condizioni di salute del boss e, in subordine, ha chiesto l’accoglimento della richiesta dei legali del padrino di Corleone. Lo scorso 3 settembre il Tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva respinto la revoca del carcere duro.

I legali di Provenzano, gli avvocati Rosalba di Gregorio e Maria Brucale, a sostegno della loro richiesta avevano depositato l’ultima perizia sulle condizioni del boss, fatta su input del gip di Palermo nel procedimento sulla trattativa Stato-mafia. Nella relazione i periti diagnosticavano “disabilità motoria e cognitiva tali da non consentire a Provenzano alcuna partecipazione al processo in termini coscienti”.

Donadio ha chiesto nuovi accertamenti per capire se l’incapacità di cui i periti parlano è relativa e riguarda solo la partecipazione al processo o è assoluta e “quindi inficia tutta la sfera cognitiva del boss”: poi in subordine il magistrato si è associato all’istanza dei legali: una novità per la Dna che si è sempre detta contraria alla revoca del carcere duro. Nei mesi scorsi, infatti, mentre i pm di Firenze, Palermo e Caltanissetta si erano detti favorevoli a fare cessare il 41 bis per il capomafia, la Direzione nazionale aveva espresso parere negativo sostenendo che Provenzano è ancora capace di mandare messaggi all’esterno e quindi resta un soggetto pericoloso, requisito che la legge richiede per il mantenimento del regime detentivo speciale. Il Tribunale di Sorveglianza si è riservato la decisione e si pronuncerà nei prossimi giorni.

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