Sabato scorso ho moderato un convegno al Festival di Internazionale di Ferrara. Tra i relatori c’era Micah White, uno dei fondatori di Occupy Wall Street, il movimento di contestazione che, per mesi, ha protestato contro gli abusi del capitalismo finanziario occupando Zuccotti Park, dalle parti della borsa di New York. Negli ultimi due anni Occupy è stata l’avanguardia della protesta globale contro l’1 per cento dei super-ricchi che schiaccia il 99 per cento di cittadini comuni.

Abbiamo seguito i ragazzi di Zuccotti Park su twitter, sui blog, su Adbusters: messaggi chiari, grande capacità comunicativa, tanta, tantissima rabbia e un uso intelligente e innovativo del web. Poi il silenzio. “Che fine ha fatto Occupy?”, chiedo a White. “Siamo stati sconfitti, abbiamo fallito”, risponde. “Dobbiamo trasformare la protesta in forza politica”. E cita l’esempio del Movimento 5 Stelle. Dalla piazza al parlamento. Nulla di nuovo. L’idea che Micah White ha dell’impegno politico è pero’ molto particolare: bisogna porsi obiettivi specifici e raggiungerli molto velocemente, in 30 giorni al massimo. “La protesta deve fare boom“, altrimenti la gente si stanca o deve tornare a casa. Nell’era dell’instant messaging con whatsapp, twitter, facebook, degli instant book e degli speed date, anche la politica deve essere un’esperienza istantanea, puntuale, breve ma intensissima.

A me che sono cresciuto nel movimentismo catto-comunista sembra un’eresia. Nel mio immaginario vedo all’orizzonte dell’azione politica un progetto comune, una visione del mondo da realizzare con tempi necessariamente lunghi. E soprattutto punti fermi e valori sui quali non si transige. In effetti, l’aspetto per me piu’ inquietante della visione di White è la perdita d’importanza dei concetti di “destra” e “sinistra”. “Non importa da dove viene la protesta, potrebbe arrivare anche da un gruppo di destra”, mi spiega dopo il convegno. “L’importante è che generi cambiamento, che interpreti un bisogno dei cittadini”.

Condivido poi in rete le riflessioni di White per sentirmi meno solo, ma – oltre agli attestati di solidarieta’ della vecchia guardia – ottengo risposte contrastanti. Massimo, un amico che ha passato molti anni nella Fgci (i giovani comunisti) e continua ad essere fedele alla linea, mi scrive che, in fondo, per realizzare cambiamenti oggi dobbiamo pescare nelle energie di Occupy e del M5S. “E’ vero che l’uso generico e indifferenziato dei concetti di destra e sinistra è pericoloso, ma M5S sta facendo molte cose di sinistra e il Pd molte di destra. Sinistra e destra hanno senso solo per designare azioni e proposte concrete, non organizzazioni o movimenti politici”. Massimo condivide anche l’approccio per singole azioni e mi dice che il concetto di “rivoluzione”, con un progetto organico di ampio respiro, condiviso dal popolo, è ormai antiquato.

Sara’ anche vero, saro’ forse ideologicamente vecchio. Ma continua a sfuggirmi l’idea di fondo. Per chi e che cosa dovremmo impegnarci? Per quali ideali o visione del mondo? Lo facciamo per il popolo, per i cittadini. Ma chi sono i cittadini? Chi è il popolo? E’ tutto giusto quello che vuole? E poi chi lo guida? Un guru? L’ennesimo politico o imprenditore “illuminato”? Un gruppo di pari grado che governa grazie alla democrazia della rete? Una serie di portavoce che devono rispondere alle votazioni online? “Non deve esserci un leader. E’ l’unico modo per farcela”, mi spiega Micah White. Non so, la cosa continua a non convincermi.  

Front National_Wu ming

Né di destra né di sinistra. Front National!
Via @Wu_Ming_Foundt

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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