Si sono fatti devastare tacendo dalla camorra che ha interrato per anni rifiuti tossici, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda”. Il tweet è del blogger Mario Adinolfi che non so definire. Non so cosa fa. E‘ stato deputato nella scorsa legislatura nelle fila del Pd subentrato in Parlamento ad un altro onorevole. Per la verità non ha particolarmente brillato durante i pochi mesi di permanenza con interpellanze e interrogazioni alla Camera dei Deputati. Ha una storia di militanza nella Dc, poi nel Partito popolare italiano. Un po’ di balletti con Walter Veltroni adesso è innamoratissimo di Matteo Renzi. E’ un giornalista con diverse collaborazioni un po’ di qua, un po’ di là. Mi permetto di chiamarlo bamboccione perché è della mia stessa generazione quella degli anni Settanta. Chiariamo: chiunque ha il diritto di esprimere la propria opinione, ci mancherebbe. Anche definire i campani: un “popolo di merda”.

tweet-adinolfi

Lui parzialmente ha fatto dietrofront. “Sono stato frainteso, era solo un commento”. Come campano, invece, ringrazio Adinolfi perché con il suo scarno pensiero riassunto in pochi caratteri ha dato visibilità a un pensiero che in Italia non è minoritario, anzi. Il Meridione è visto sempre e solo attraverso la rifrazione di una lente che deforma. E’ stato sempre così. Noi siamo il popolo succube, colluso, para-camorristico, omertoso e vigliacco. E’ vero c’è anche questo. Lo ammetto. Ma le storie dei popoli sono molto più complesse. Ci sono eroismi, esistenze in discontinuità, prove di alto valore civico. Occorre spiare tra le lame di luce delle contraddizioni per capire. Dico solo che non è un caso se 70 anni fa Napoli è stata tra le prime città a cacciare da casa propria – a mani nude – i nazi-fascisti. Medaglia d’oro al valore civile. Un tributo di sangue e coraggio. In soli quattro giorni, i napoletani senza l’aiuto degli alleati cacciarono gli invasori. Questo è amore per la propria terra. Forse prima dell’insurrezione qualcuno a mezza bocca nei ragionamenti pensava: “Si sono fatti invadere dai tedeschi tacendo di fronte alle violenze, ai soprusi, alla barbarie, ora vorrebbero ribellarsi. Che popolo di merda”.

E’ vero a Sud si è massa informe, folla, moltitudine, gregge più che di altri luoghi. Non è sempre così. Non capita spesso ma accade. Addosso senti soffiare uno strano vento. Non è una condizione meteorologica. No. E’ humus. E’ richiamo antico. E’ movimento segreto, ancestrale. E’ vento di popolo. E’ orgoglio, dignità, forza, disperazione. Si dice basta e si mette un punto. Niente di temporaneo. Masaniello è lontano. Ecco davvero vorrei che Adinolfi per un giorno venga a Caivano, Acerra, Giugliano, Casal di Principe e provi a guardare, vedere, chiacchierare con i molti che gridano basta con le discariche, basta con gli inceneritori, basta con i rifiuti tossici, basta con le neoplasie epidemiche. Quel “popolo di merda” è un’affermazione brutta assai.

La Lega Nord su questa vulgata ha costruito un fascio nervoso ideologico fondato su egoismi e razzismi. Ci ha campato 30 anni partorendo leggi disumane – vedi il disastro di Lampedusa -. Mi fa tenerezza Adinolfi. Non conosce niente, nulla del dramma, della tragedia, delle vite spezzate del casertano. Ignora i tanti “signor Esposito” che a testa alta senza clamori hanno combattuto camorristi, manager, colletti bianchi, malapolitica e pezzi delle istituzioni infedeli che per decenni nascosti dietro una finta emergenza rifiuti hanno ingrassato le cosche della politica criminale. I nomi sono lì, la storia è chiara e a portata di mano. Le parole sono importanti anche quando compulsate dalla rete viaggiano sui social network a grande velocità e diventano opinione. E’ un tsunami. E’ onda di risulta. Ho riletto molte volte quel twett : sono parole asciutte, sanno di poco, dentro nascondono un sedimento stretto parente di un pregiudizio. Quel “popolo di merda” ora sente il vento addosso. Si dice basta e si mette un punto contro lo scempio che ha fatto ammalare bambini di cancro e intossicato intere città. Adinolfi, senza rancore vieni e sporcati nella “Terra dei Fuochi” con don Maurizio Patriciello e Antonio Marfella, l’oncologo dell’Istituto “G. Pascale” che soli contro tutti e tutto da anni denunciano il disastro Campania. Vedrai le parole dei tuoi tweet, dei tuoi articoli, delle iniziative politiche acquisteranno senso, rabbia, dignità e amore.   

Articolo Precedente

Crisi Corriere della Sera, il primo novembre via alla cassa integrazione

next
Articolo Successivo

Agcom, il nuovo sceriffo del web non ascolta critiche

next