La storia di Nicola Coppola è esemplare. Pugliese di Barletta, 42 anni, casaro, il lavoro dalle due parti scarseggia parecchio. E allora lui cosa fa? Invece di prendersela con quell’accidenti di crisi, chiude il caseificio e si trasferisce con moglie e figli a Torino. Sì, ha avuto il coraggio di lasciarsi alle spalle sole, orecchiette e cime di rapa per abbracciare la nebbia del Nord e tentare un’altra strada. Era il 2010, in meno di tre anni, con il suo know how di mozzarellaro ha messo su il laboratorio artigianale Ruggieri. Vende solo prodotti genuini, fiordilatte e ricotte, senza alcun ausilio di macchinari. Sveglia tutte le mattine alle 4, con eccezione del sabato, quando invece la sveglia suona alle 2 e mezza. Il latte lo scalda a bagnomaria e la mozzarella la lavora, la impasta, la fila e la mozza (cioè la taglia) con le sue mani. Ecco modellata con tocco da maestro quella che in dialetto napoletano si chiamerebbe a capa ‘e creature, tonda e morbida come la testolina di un bambino.

Due compari delle sue parti, anche loro senza lavoro, lo hanno seguito, ma alla prima nebbia sono ritornati al Sud. Ci ha provato, ce l’ha messa tutta Nicola per convincerli a restare. Non ne hanno voluto sapere, meglio fare la fame all’ombra di un trullo, che dare forma a caciotte e burrate. “Non prenderò più ragazzi del Sud, troppo indolenti e svogliati. Pensano al look e a Facebook. Qui c’è domanda di mano d’opera di gente che sappia fare la mozzarella. Mi arrivano richieste anche dalla Svizzera. Dalle mie parti chiudono i caseifici, i dipendenti sono in mezzo a una strada, ma di fare un sacrificio e trasferirsi al Nord non se ne parla proprio. Mi sento rispondere  mavattenne…”.
Luigi Cavaliere, napoletano, laurea in scienze della comunicazione all’Università di Suor Orsola e, naturalmente, disoccupato. Sogna un lavoro in Svizzera. Ha mandato curriculum a destra e a manca, alla fine lo trova come cameriere tuttofare. La paga è buona. Ma ecco i primi ripensamenti e, al momento di partire, va in scena la sceneggiata alla mariomerola: prima il figlio sta male, poi muore il fratello, poi la nonna. Esaurita la catena dei lutti comincia quella dei festeggiamenti: arriva l’onomastico, e mica si vuole fare un torto al santo e non celebrarlo con i dovuti onori! Finalmente Luigi parte. Lavora cinque giorni, subito gli prende il magone e se ne ritorna a Napoli. L’ultima scusa: il racket lo minacciava. E pensare che era estate, cielo azzurro e niente nebbia.
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