Dopo le mie riflessioni sul caso Barilla, apprezzate ma anche criticate, ho avuto uno scambio di prospettive con un amico, avvocato, giurista, impegnato in prima linea sui diritti degli omosessuali. Ospito dunque con piacere alcune sue riflessioni. Egli scrive:

“Non so se Guido Barilla sia omofobo, certamente mostra di avere un atteggiamento eterosessista e una visione negativa dell’omosessualità. È eterosessista nella misura in cui elegge la famiglia eterosessuale a unico modello sociale degno di comparire nelle sue pubblicità – e sia chiaro che ha tutti i diritti di farlo. Ha una visione negativa dell’omosessualità come dimostra l’affermazione “facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri” (grazie per la concessione!) o l’escludere categoricamente che le coppie formate da persone dello stesso sesso possano essere buoni genitori (evidentemente non ha letto C. Lalli, Buoni genitori. Storie di mamme e di papà gay, Il Saggiatore, 2009).

Occorre distinguere tra omofobia e omonegatività. Prendo a prestito le parole di Vittorio Lingiardi: l’omofobia consiste in sentimenti irrazionali di paura, odio, ansietà, disgusto, avversione che alcune persone eterosessuali sperimentano nei confronti delle persone omosessuali; mentre l’omonegatività è un concetto più ampio rispetto all’omofobia, che include le componenti culturali e le radici sociali dell’intolleranza, riferendosi all’intera gamma di sentimenti, atteggiamenti e comportamenti negativi verso l’omosessualità e le persone omosessuali.

Guido Barilla non ha espresso un’opinione personale, ci ha illustrato la filosofia del suo marketing aziendale, che a quanto pare non è pensato per attirare milioni di consumatori omosessuali e i loro genitori, parenti, amici, colleghi di lavoro sparsi per il mondo. Ce ne faremo una ragione. Mi chiedo: ma gli esclusi saranno liberi di protestare? O è davvero la nascita del pensiero unico, niente meno che un ritorno al Medioevo?

Che vuol dire pensiero unico? Il fatto che tutti noi rifiutiamo la schiavitù come un abominio, è pensiero unico? Il fatto che alle donne sia doveroso riconoscere la stessa dignità di cui gli uomini hanno goduto per millenni, è pensiero unico? L’espressione mi pare poco adatta al nostro caso. Preferisco “principi condivisi”. Abbiamo scritto Costituzioni e Carte internazionali dei diritti per concordare intorno ai principi del nostro stare insieme in società. Sul rispetto di tali principi non c’è opinabilità possibile. L’orientamento sessuale di una persona – qualsiasi esso sia – è un aspetto della personalità di ciascuno ed è strettamente connesso alla sua dignità. E la dignità di una persona è un limite che nemmeno la libertà di opinione può oltrepassare.

Evocare il Medioevo non mi pare il caso. Nel medioevo le persone omosessuali venivano impalate, seviziate prima di essere messe al rogo. La parola finocchio pare che giunga proprio da quell’epoca, perché i semi di finocchio venivano sparsi sul legno per coprire l’odore della carne che sfrigolava tra le fiamme.

Ancora una volta sullo sfondo c’è “la famiglia naturale”. A tal riguardo non mi stancherò mai di consigliare un libro illuminante: F. Remotti, Contro natura. Una lettera al Papa, Laterza, 2008. Con un linguaggio semplicissimo ci racconta come la “famiglia sacrale” che invoca Barilla è un’acquisizione recente, risalente alla metà del secolo scorso e che nello spazio e nel tempo gli uomini e le donne si sono dati e si danno modelli incredibilmente diversificati di famiglia. La famiglia non è naturale, la famiglia è strutturalmente culturale.

Negli ultimi dieci anni la possibilità per le persone omosessuali di vivere pienamente il loro essere cittadini anche nel nostro Paese è diventata sempre più concreta. Lo dimostra non solo la reazione diffusa alle parole infelici di Guido Barilla, ma il fatto che Il Corriere della Sera abbia deciso di distribuire un libro edito da Isbn che si intitola Le cose cambiano. Storie di coming out, conflitti, amori e amicizie che salvano la vita, (a cura di) L. Fava. Leggendolo forse si capirà meglio come le persone omosessuali non vogliono essere trattate meglio degli altri, vogliono solo condurre un’esistenza serena come gli altri, senza essere costretti continuamente a scusarsi di esistere”.

Parole le sue che apprezzo, arricchendo certamente il dibattito. E’ evidente come la sua sensibilità sia al riguardo maggiore della mia, ancorchè impegnato nella battaglia dei diritti civili. Sono diverse prospettive. Io ho difeso la libertà di pensiero, trascurando forse alcune sbavature eterosessiste, come le chiama Bilotta.

Osservo però che in Italia la battaglia sui diritti civili ha raggiunto un tale livello di inasprimento che – come osservato da alcuni – pare stia soppiantando la lotta di classe con la lotta di genere. Una deriva, a mio modo di vedere, preoccupante. 

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