150 milioni di euro che rischiano di andare in fumo per non aver rispettato le scadenze imposte da Bruxelles. E’ una corsa contro il tempo quella che stanno affrontando i comuni dell’Emilia terremotata nel tentativo di spendere, entro i termini stabiliti, tutti e 550 i milioni di euro che l’Unione Europea aveva stanziato dal Fondo di solidarietà in seguito ai fenomeni sismici del maggio 2012. Perché non ci sono possibilità di proroghe: entro la fine di novembre i Comuni del cratere dovranno aver rendicontato tutte le spese sostenute e trasmesso i dati alla Regione Emilia Romagna. Dopo di che, ciò che non sarà stato utilizzato, andrà perduto. Un compito difficile visti i tempi tecnici e la giungla di regole che è la ricostruzione, anzi, per usare le parole degli amministratori locali che da 16 mesi ormai lavorano per riedificare ciò che i terremoti hanno distrutto, “è un’incombenza enorme”. Ma come ha confermato a ilfattoquotidiano.it l’assessore alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli, a margine della conferenza stampa di presentazione del piano annuale 2013-2014 per il ripristino delle opere pubbliche, dei beni culturali e dell’edilizia scolastica e universitaria danneggiate dal sisma, “faremo i salti mortali per spenderli tutti”.

Perché quei soldi servono, eccome, e restituirli in un momento in cui il denaro dallo Stato arriva con il contagocce sarebbe “assurdo”. “Le risorse europee estremamente importanti – spiega Alberto Silvestri, sindaco di San Felice sul Panaro, uno dei comuni più danneggiati dal terremoto – fino a oggi ci hanno permesso di finanziare le opere provvisionali e di recuperare significative parti di città che erano crollate in seguito al sisma, il tutto per un valore di diversi milioni di euro”. E non solo. In una terra piegata da una calamità naturale di “enorme portata” e da una crisi che va ben oltre la recessione economica che riguarda tutta l’Italia, i 550 milioni, la quota destinata all’Emilia Romagna dei 670 milioni di euro complessivamente stanziati dall’Unione Europea per le regioni terremotate, sono stati “fondamentali” anche per coprire le spese sostenute nella fase dell’emergenza, ovvero per la costruzione di scuole, edifici ed abitazioni temporanee, o per pagare gli straordinari ai vigili del fuoco – una parte, solo fino al 31 dicembre 2012, degli altri soldi “non sappiamo nulla” sottolinea Fabrizio Benvenuti del Conapo di Modena, il sindacato dei pompieri. Ancora, sono stati utilizzati per far fronte ai costi di assistenza alla popolazione, alla rimozione delle macerie, agli interventi urgenti in campo ambientale. E questo solo per citare alcuni esempi. “Dobbiamo fare di tutto per rispettare le scadenze imposte da Bruxelles” continua Silvestri “quelle risorse ci servono” conferma Carlo Marchini, sindaco di Concordia sulla Secchia.

La difficoltà sta tutta nel rapporto requisiti/scadenze. Perché l’Unione Europea, spiegano gli amministratori emiliani, non richiede solo il progetto sulla carta, ma il completamento del cantiere. Solo che per riuscire nell’intento bisogna aver presentato il piano di lavoro, assegnato l’incarico, avviato il cantiere e averlo ultimato, con annessi documenti e fatture liquidate alla ditta che ha vinto la gara d’appalto. “In tutto, servirebbe più tempo” concludono dalla bassa terremotata. Un tempo che però non c’è, mancano poche settimane allo scadere dei termini inderogabili stabiliti da Bruxelles, ed è questa la ragione per cui bisogna “accelerare”.

“Stiamo lavorando a testa bassa per rendicontare tutte le spese e saldare le imprese e dobbiamo assolutamente farcela – sottolinea Marchini – non è solo una questione economica, ma anche morale: dobbiamo far fare bella figura all’Italia”. Che poi è il motivo per cui non ci sono proroghe in vista da Bruxelles. “Il rischio di dover restituire una parte delle risorse c’è e sarà difficile portare a termine tutto entro i tempi previsti – continua il sindaco – ma il nostro scopo è spendere ogni singolo euro che l’Unione europea ci ha consegnato”.

Per sapere se e quanto di quei 550 milioni dovrà essere restituito al mittente bisognerà aspettare dicembre, ma la stima, per il momento, è di un 25 – 30%, pari a 150 milioni di euro, che andranno persi. Poi, scaduti i termini, bisognerà attingere dalle risorse stanziate dallo Stato per il lavoro che resta da fare. E non è poco se si considera che, ad esempio, tutto il comparto opere pubbliche, beni culturali e, in parte, edilizia scolastica e universitaria partirà, se va bene, solo nella primavera del 2014 secondo il piano presentato dalla Regione Emilia Romagna, che prevede il finanziamento di 656 interventi per un importo complessivo di 530 milioni di euro. Un piano in due fasi, perché gli interventi da portare a termine sono circa il doppio, 1509, per una spesa pari a 1 miliardo e 330 milioni di euro. La prima fase, quella del 2014, riguarderà i casi più urgenti: il municipio di Medolla, quello di Bomporto, di Finale Emilia, dove verrà restaurato anche il Teatro Sociale, poi la chiesa di San Nicola di Bari a Camposanto, di San Bartolomeo a Medolla, l’ex campo di concentramento di Fossoli, il Duomo di Mirandola, solo per fare qualche esempio. Ma per il secondo atto, quello da 853 interventi, le risorse non ci sono, non ancora. Il commissario Vasco Errani dovrà negoziarle con il governo.

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