A tre mesi dall’elezione a sindaco di Roma, Ignazio Marino minaccia lo spettro delle dimissioni. Di fronte al buco di bilancio di 867 milioni di euro, il chirurgo dem lancia il suo ultimatum al governo. “Lascio se non arrivano i soldi. Non sarò il sindaco che aumenta le tasse”, spiega Marino che rifiuta così la possibilità di un ritocco all’insù per Tares e Irpef“. Soluzione, questa prospettata da Marino per rastrellare milioni e scongiurare il default della Capitale che non piace al Movimento 5 Stelle. “L’unica cosa fatta (e male) è la pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali” tuona il gruppo consiliare dell’assemblea capitolina del Movimento 5 Stelle che, a cento giorni dalle elezioni, traccia un primo negativo bilancio dell’amministrazione di centrosinistra in una conferenza stampa disertata, tuttavia, dai cronisti. “Non siamo d’accordo  – spiega Marcello De Vito – con le soluzioni proposte dal sindaco per ripianare questa voragine come la cessione del patrimonio pubblico, il licenziamento del personale o l’ennesimo balzello a carico dei romani. Quello che vogliamo – conclude – è una politica di lotta agli sprechi”  di Annalisa Ausilio

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