Fiat rafforza la presa sul Corriere della Sera e intanto le vendite delle sue auto in Italia vanno a picco. Mentre infatti il mercato ha chiuso settembre con un calo delle immatricolazioni del 2,9% a 106.363 nuove vetture portando a -8,34% il saldo dei primi nove mesi del 2013, il Lingotto il mese scorso ha registrato un crollo dell’11,7% a 29mila unità con una quota di mercato scesa al 27,5%,  2,7 punti percentuali in meno dell’anno prima. Da gennaio a settembre, poi, la casa torinese in Italia ha venduto quasi 290mila automobili, il 10,5% in meno dello stesso periodo del 2012 per una quota del 29 per cento, 0,7 punti percentuali in meno dell’anno prima.

Insomma, se gli altri produttori hanno limitato le perdite in scia ai timori per l’aumento dell’Iva poi effettivamente entrato in vigore il primo ottobre, altrettento non si può dire per il gruppo guidato da Sergio Marchionne, che in queste settimane è alle prese anche con gli ultimi atti della trattativa con i fondi dei sindacati americani, che gli stanno rendendo piuttosto dura l’acquisizione del 100% della Chrysler. Al punto che l’operazione al centro della strategia del manager potrebbe non andare in porto se non si trova un accordo sul prezzo che soddisfi i venditori, i quali hanno già alzato il tiro preparandosi a vendere la loro partecipazione nella casa di Detroit direttamente sul mercato, strada che complica notevolmente i piani di Marchionne.

Quest’ultimo, a proposito dell’andamento delle vendite italiane di settembre ha fatto sapere che la causa sarebbe da trovare nella “scelta aziendale di non accettare la battaglia sui prezzi per mantenere il valore dei marchi e sostenere la rete di vendita”. Fatto sta, però, che ottobre potrebbe andare ancora peggio visto che l’aumento dell’Iva secondo le stime dei produttori esteri riuniti nell’Unrae produrrà un incremento medio del prezzo delle auto di circa 150 euro.

Articolo Precedente

Crisi governo, i mercati scommettono sulla fiducia a Letta e Milano vola

next
Articolo Successivo

Crisi di governo, c’è già l’Iva e pagheremo anche l’Imu. A rischio la legge di stabilità

next