Alla fine le ragazze del Lussana Basket di Bergamo hanno abbassato il capo. Se vogliono giocare il campionato di Serie A3, conquistato sul campo nella scorsa stagione, dovranno accettare di indossare le nuove divise ideate dal loro presidente, Alberto Fustinoni: canotta stretta, gonnellino e leggins per dare più femminilità a uno sport da “maschiacci”. Tuttavia il nuovo abbigliamento non è piaciuto e la scorsa settimana le giocatrici avevano protestato contro la nuova tenuta minacciando di scioperare. Di fronte alla minaccia di ritirare la squadra dalla competizione però si sono adeguate: “Ci siamo guadagnate la promozione in A3 e vogliamo giocare”, dice Valentina Pizzi, 20 anni, una delle ‘dissidenti’.

La scorsa settimana Fustinoni ha presentato al team le divise realizzate con una nota ditta di abbigliamento sportivo di Crespellano, in provincia di Bologna. Ci ha lavorato per mesi con l’intenzione di “rivoluzionare” l’immagine della pallacanestro femminile, sport che ha solo settemila iscritte nelle squadre giovanili e attrae pochi sponsor e poco pubblico. Per lui è “un modo nuovo di approcciarsi al nostro sport che fino ad oggi era stato preso in prestito dal basket maschile senza apportare alcunché che lo caratterizzasse per la sua femminilità”, scrive sul sito del Lussana Basket. A ilfattoquotidiano.it precisa: “Credo che la femminilità sia una ventata di aria fresca che allieta e che deve essere difesa. Ho seguito questo obiettivo conservando la decenza e mi sento frainteso quando sento usare la parola ‘sexy’, perché le ragazze sono molto coperte. La volgarità non ci appartiene”.

Questione di marketing, più che di appeal. Infatti dietro ci sono altre ragioni che riguardano alcuni problemi di questo sport: “E’ difficile reclutare nuove giocatrici perché le madri considerano il basket uno sport da maschiacci. Se a Bergamo il campionato under 13 maschile ha quattro gironi, quello femminile ne ha uno che copre mezza Lombardia”, afferma. Poi c’è anche la difficoltà nell’attirare tifosi e sponsor: “I palazzetti sono sempre vuoti”. Quindi a giugno, prima della pausa estiva, Fustinoni ha posto una condizione alle giocatrici: “Ho detto loro che se volevano partecipare alla stagione successiva dovevano accettare l’incognita delle divise diverse, sennò c’era tempo di trovare una nuova squadra. Avevo garantito che non sarebbe stata messa in dubbio la dignità, avevo incassato i loro consensi e mi sono sentito autorizzato a continuare”.

Le ragazze però avrebbero voluto dire la loro sulla concezione della nuova tenuta: “Gli abbiamo chiesto di vedere il modello, ma lui voleva che fosse una sorpresa”, dice Valentina Pizzi, tra le ultime ad adeguarsi. La scorsa settimana dopo aver visto le divise le ragazze hanno protestato e minacciato lo sciopero: “Mercoledì ci siamo tutte rifiutate di giocare così e lui ha detto che avrebbe ritirato l’iscrizione al campionato. Molte hanno cambiato idea perché vogliamo giocare in A3 dopo essere state promosse”. Alla fine sono rimaste tre ‘disobbedienti’ che sarebbero state messe fuori dalla rosa se avessero saltato l’allenamento di venerdì: “Ci siamo presentate tutte tranne una, che poi si è adeguata”, continua Pizzi. Per questa stagione, che comincerà il 12 ottobre, le cestiste dovranno giocare con i leggins scomodi e caldi e una gonna che “è inutile, ma è stata promessa allo sponsor tecnico”, dichiara. Alle ragazze non resta che la speranza di avere un po’ più di attenzione: “Avere pubblico solo per le divise? – conclude la ventenne – Sarebbe stato meglio averlo per i meriti sportivi”.

IL DISOBBEDIENTE

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