Il futuro del governo, ma soprattutto quello del Partito democratico. Per cui si profila all’orizzonte un nuovo scontro interno: quello tra il premier Enrico Letta e il rottamatore Matteo Renzi. Guglielmo Epifani non lo dice, ma lo pensa. E, intervenendo al programma di Minoli su Radio 24, si trincera in un “è presto per dirlo” quando gli chiedono un suo parere sull’eventualità di una battaglia per il vertice del Pd. “Ci può essere questa possibilità ma può anche non esserci” è stato il parere del segretario, che invece non ha espresso dubbi sui tempi del cambio di regia in seno al partito: “La data delle primarie è l’8 dicembre. L’8 dicembre finisce il congresso con l’elezione del nuovo segretario”. Che – altra certezza – non sarà lui: “Ho un ruolo di garanzia e per ora mi attengo a questo profilo. Se avessi voluto fare una battaglia esplicita mi sarei già candidato” ha detto Epifani, secondo cui al Pd serve “un segretario di peso, di qualità, ma mi accontenterei anche di un segretario meno ‘precario'”, visto che “in cinque anni ne abbiamo cambiati cinque”.

L’ex sindacalista, oltre a mantenere il riserbo sul suo voto al congresso, ha anche ripercorso gli inciampi democratici dell’ultimo anno, dagli errori di Bersani (“Una campagna elettorale un po’ di conserva”) a quelli del partito, che ha “sottovalutato la domanda radicale di cambiamento“. Colpa di tutti, “anche di Enrico Letta”. Sulle responsabilità e le conseguenze della crisi di governo, invece, parole nette e inequivocabili: “Il Pdl sta facendo saltare in aria il Paese e il balzo in avanti dello spread e lì a testimoniarlo” ha detto Epifani, che per il futuro non vede un esecutivo “con transfughi che viva di vita stentata”. Un concetto, quella della solidità del governo che sarà” già ribadita ieri sera dal premier a Che tempo che fa. Non poteva mancare un passaggio sulle elezioni (“Non tifo per il voto anticipato, ma comunque non lo temo”) e sulle modalità con cui verranno affrontate. Il tema della legge elettorale, del resto, è tornato di attualità con la crisi di governo: urge una riforma, “il Pd la vuole, molti altri no”.

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