Dopo sei mesi di legislatura, Amnesty International stila un primo bilancio sull’azione di governo e parlamento italiano nel campo dei diritti umani. Il risultato, secondo la Ong, è moderatamente soddisfacente. “Su quasi tutti i temi alla nostra attenzione (omofobia, garante dei detenuti, reato di tortura, femminicidio) – spiega la direttrice della ricerca, Giusy D’Alconzo – è stato presentato un disegno di legge o è addirittura in discussione. E’ un’ottima notizia, anche se resistono vecchi vizi e tabù”. La macchia più grave di questi mesi è il “caso Shalabayeva” , la moglie del dissidente kazako Ablyazov, prelevata dall’Italia insieme alla figlia di sei anni e rimpatriata in un paese in cui i diritti civili vengono infranti quotidianamente, a insaputa del ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Il sequestro – secondo Amnesty – getta un’ombra di vergogna sull’Italia. Senza dubbio c’è stata collusione con le autorità kazake. E’ una macchia grave: l’espulsione è illegale e l’ignoranza, se c’era, era un’ignoranza colpevole”. In ogni caso, in questi primi mesi, il Parlamento ha mostrato segni di vitalità sul tema dei diritti. Il merito, secondo Amnesty, è anche del parziale ricambio politico avvenuto con le ultime elezioni: “Oggi in Parlamento ci sono esperienze diverse e realtà nuove – sostiene il portavoce Riccardo Noury – sia dal punto di vista politico, sia all’interno dei partiti tradizionali. E’ probabilmente una delle ragioni di questa nuova attenzione ai diritti umani” di Tommaso Rodano

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