Un’ora di lavoro in più al giorno. La legge, promulgata dal presidente del Portogallo Cavaco Silva, entra in vigore il 28 settembre: da sabato a Lisbona tutti i dipendenti pubblici saranno costretti a lavorare 40 ore alla settimana, invece che 35. Annunciato nel mese di maggio, il provvedimento è contestato per vie legali dai sindacati. Ed è braccio di ferro con il ministero delle Finanze che, secondo quanto scrive il quotidiano Diário Económico, questa settimana potrebbe invocare davanti al Tribunale amministrativo della capitale portoghese “i poteri per l’interesse pubblico”, che concedono esenzioni speciali per effettuare cambiamenti nella legislazione.

La legge approvata dal Parlamento a fine luglio dalle forze in seno al governo (il Partito socialdemocratico di centrodestra e il Partito del centro democratico sociale – Partito popolare Cds-Pp) fa parte delle ultime misure addizionali che il Portogallo ha promesso in cambio degli aiuti internazionali di 78 miliardi di euro. Attualmente i funzionari pubblici nel Paese sono circa 600 mila, il 13 per cento della popolazione in età attiva, anche se il suo numero è diminuito dall’inizio della crisi economica. L’opposizione frattanto ha chiesto un esame urgente alla Corte Costituzionale, che ha già annullato vari tagli del governo lo scorso aprile per violazione dei principio di uguaglianza: la legge è “unilaterale e ingiusta”, ha affermato il portavoce del partito socialista Carlos Zorrinho. Ma il governo di Pedro Passos Coelho non sembra voler cedere di un millimetro: “Ricorreremmo a tutti i meccanismi legali”, fanno sapere dal palazzo de São Bento.

Il ricorso ai “poteri per l’interesse pubblico” potrebbe dunque essere uno di questi: secondo lo specialista in diritto amministrativo, Tiago Duarte, intervistato dal quotidiano Público, si tratta di uno strumento che di solito il governo usa per prevenire che gli effetti di una legge rimangano in sospeso, fino alla sentenza. Ad aprile la Corte aveva già bocciato alcune misure – come la riduzione dei salari ai funzionari pubblici e ai pensionati – con le quali il governo contava di risparmiare circa 1,3 miliardi di euro. L’esecutivo portoghese aveva quindi deciso di ridurre la spesa con nuovi aggiustamenti: il riordino della spesa dei ministeri, l’aumento dell’età pensionabile fino a 66 anni e del monte ore di lavoro settimanale nel settore pubblico. Commissione europea, Bce e Fondo monetario internazionale raccomandavano poi al governo portoghese di tagliare anche il numero dei funzionari pubblici.

Frattanto la Corte, su richiesta del capo dello Stato, sta esaminando un’altra legge in merito al licenziamento dei funzionari, conosciuta come “mobilità speciale”. L’applicazione della norma pretende facilitare la cessazione del rapporto di lavoro del personale precario (soprattutto scolastico) che è attualmente in attesa di essere collocato e che a partire da adesso potrà rimanere in lista d’attesa per un massimo di dodici mesi. Finito questo periodo – nel quale ricevono salari più bassi rispetto alla legge – i dipendenti pubblici possono scegliere di entrare in un’altra lista di attesa senza ricevere uno stipendio o chiudere il rapporto di lavoro con lo Stato, avendo diritto al sussidio di disoccupazione.

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