I figli della classe dirigente e la nuova leva di pittoreschi diseredati convenivano su un concetto: Borgo, con le sue ottantamila anime, il terzo comune della Provincia, era un gran posto di merda. Quello che una volta era stato un vivace mercato contadino, si era trasformato nello spazio di cinquant’anni in una necropoli industriale: tutti pensavano solo al lavoro, al profitto, all’interesse, e dopo le dieci di sera, lungo il Corso, si faticava a incrociare un’anima. I tavernieri locali si rianimavano solo in occasione degli eventi estivi: la notte bianca, il weekend bavarese, e il nuovo Festival del Medio Evo che aveva eclissato la bolsa rassegna cinematografica Squarci d’autore. Così, quando li sbattevano fuori dal Baltimora, i ragazzi si esiliavano nei parcheggi fuori mano a fumare, ascoltando a tutto volume la techno di Lydon e Leftfield, le chitarre incalzanti dei Fugazi, e i vecchiCCCP che scandivano ‘Produci, consuma, crepa’ [.] ‘Noi di Borgo siamo tutti carte dello stesso mazzo’ diceva Cabir, e mentre girava l’ennesimo, strabordante, spinello, raccontava delle sue esperienze dietro le sbarre.”

La nuova prova letteraria di Enrico Brizzi, “O la va o la spacca (pubblicato da Barbera Editore), è un romanzo veloce, senza fronzoli, con un ritmo costante. Ma, soprattutto, è una storia veramente divertente. Il quarantenne Umberto Ripamonti è l’unico erede della Rigorex, una delle più insigni ditte della Nazione nel campo dei serramenti in alluminio. Tra lui e la stanza dei bottoni si frappone però sua madre, la volitiva signora Ester, un passato da reginetta di bellezzae un presente da cinica capitana d’industria. Umberto, intenzionato a conquistarsi l’autonomia economica e la possibilità di portare avanti la sua sghemba storia d’amore con Vanessa, medita quindi di prendere una pericolosa scorciatoia: con l’aiuto dell’amico d’infanzia Cabir Polentarutti, che negli anni si è costruito un solido curriculum da malvivente, prova a estorcere un’ingente cifra alla ditta di famiglia. L’insano proposito dovrà però fare i conti con il carattere e l’ascendente della madre, ancora una volta determinata a restare regista della vita propria e di quelle altrui.

Nonostante un linguaggio semplice (ma non semplicistico), adatto a ogni tipo di lettore, e una tematica apparentemente facile, Brizzi costruisce una storia intelligente. C’è una critica all’industrioso Nord italiano, alle classi dirigenti, all’incapacità dei figli di papà di trovare una propria strada, o meglio, di fare fatica nella vita. “O la va o la spacca“, inoltre, ha uno stile incalzante, che mette in luce, se ancora ce n’era bisogno, le grandi qualità di questo autore.

Faccio parte della generazione Jack Frusciante, ho l’età di Brizzi e quel suo primo libro lo lessi quando ero uno “sbarbato”. Mi piacque, mi ci ritrovai. Poi uscì “Bastogne” che segnò, per me, una provvisoria rottura con l’autore. Non amai il romanzo, lo trovai vuoto. In seguito, come lettore, ho notato una risalita espressiva di contenuti e di linguaggio a partire da “Razorama“, una notevole immersione nel romanzo d’avventura ottocentesco per poi riemergere e donarci la versione di esso pronta per il nuovo millennio. Da allora la marcia di Brizzi non ha avuto intoppi. Sia i romanzi legati, in qualche modo, alla sua attività di camminatore instancabile (“Nessuno lo saprà. Viaggio a piedi dall’Argentario al Conero“, “Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro“, “Gli Psicoatleti“), e soprattutto l’incredibile Epopea Fantastorica Italiana, composta da “L’inattesa piega degli eventi“, “La Nostra guerra” e “Lorenzo Pellegrini e le donne“, in cui Brizzi riscrive sapientemente la storia creando un mondo dove l’Italia fascista ha rotto in tempo l’alleanza con Adolf Hitler schierandosi contro la Germania ed uscendo dalla Seconda guerra mondiale come potenza vincitrice, dimostrano il percorso originale e fuori dagli schemi dell’autore. Le cose belle della narrativa e del mondo rock sono raccolte in tutti questi testi, che siano Emilio Salgari,gli Skiantos, Andrea Pazienza, i Pogues, Joseph Conrad, Robert Louis Stevenson o Augusto Franzoj. “O la va o la spacca” è la nuova confortevole tappa. Auguro a Enrico Brizzi una lunga marcia.

 

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