Come trent’anni fa nelle notti del Politecnico: destra contro sinistra per le strade di Atene, scontri tra cittadini dello stesso Paese e timori per i disordini futuri con l’ombra delle infiltrazioni durante le manifestazioni pubbliche. Non bastava la crisi economica a devastare la Grecia e ciò che resta delle impalcature politiche e sociali: nella settimana caratterizzata dall’assurdo gesto di violenza che ha visto morire ad Atene un rapper 34enne per mano di un aderente ad Alba dorata, la Grecia si interroga sui riverberi nevrotici di una crisi che ormai ha contagiato tutta la popolazione. Durante un presidio antifascista nel quartiere ateniese di Daphne nella sera del 20 settembre, sono stati esplosi tre colpi di pistola da un ufficiale appartenente alla Direzione di Polizia dell’Attica: l’ufficiale è stato identificato dai manifestanti mentre, in abiti civili, si nascondeva in un negozio per sfuggire al linciaggio. La posizione ufficiale delle forze dell’ordine parla di un agente fuori servizio che ha sparato in aria come forma di intimidazione, ma convince poco visto poi che lo stesso agente non si è qualificato e ha cercato riparo in un supermercato nelle vicinanze. L’episodio ha inizio, sempre secondo le informazioni della polizia, quando un gruppo di circa trenta persone distaccate dalla piazza dove si svolgeva la manifestazione, ha attaccato la guardia speciale danneggiando la sua moto di servizio. Ma con il passare delle ore la versione è stata più volte modificata con altri particolari che oggi sulla stampa greca fanno sollevare qualche sopracciglio ad alcuni commentatori, inclini a vedere il coinvolgimento dei servizi o comunque di alcuni infiltrati all’interno della marcia di protesta.

In tarda serata giunge la notizia dell’arresto della guardia speciale con l’ordine partito dal ministero dell’interno alla polizia di appurare quanto prima l’origine dell’episodio aprendo un’inchiesta. Secondo quanto riferito da un testimone interrogato in nottata, l’ufficiale di polizia sarebbe stato ferito alla testa e condotto in ospedale per i primi soccorsi. Ma sui quotidiani greci campeggiano alcuni interrogativi: l’agente era casualmente presente alla manifestazione? Come mai era armato visto che era fuori servizio e in abiti civili? E ancora: c’è qualcuno che, come più volte nel recente passato, sta soffiando sul fuoco delle proteste per un ritorno politico? Il rischio che il nervosismo ideologico degeneri in violenza è ben lontano da essere solo un’ipotesi.

A Patrasso un 18enne è stato aggredito da tre anarchici: la sua colpa era di aver postato su Facebook una foto che lo ritraeva con la bandiera greca, quindi un potenziale nazionalista, anche se nulla aveva a che fare con il partito nazista di Chrisì Avghì. Il giovane era seduto su una panchina in piazza della Resistenza quando i tre lo hanno individuato e picchiato. In precedenza si erano verificati altri due scontri in Piazza Olgas tra due appartenenti allo spazio antiautoritario e militanti di Alba dorata. Il bilancio è di tre feriti condotti in ospedale e numerose squadre di poliziotti in tenuta antisommossa a presidiare il centro cittadino.

Il nodo è il potenziale consenso attorno al partito di Alba dorata: un trend che molti sondaggi vedono in continua ascesa, dal momento che il partito che lo scorso anno ha fatto ingresso in Parlamento per la prima volta dopo 40 anni con il 7% è dato oggi vicino al 20% dei consensi, in quanto capace di pescare voti nei quartieri operai rubandoli alle classiche formazioni di sinistra, abbattendo il luogo comune del Partito Comunista unico difensore del lavoro. Il quotidiano Ta Nea oggi apre con un titolo indicativo: “Si rompono le uova di serpente”, con in evidenza a tutta pagina un uovo giallo con il simbolo di Alba dorata da cui fuoriesce sangue a fiotti.

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