Basta con l’aria da terapia di gruppo, con l’atteggiamento da sfigati, dobbiamo essere cool, orgogliosi di esserci. Matteo Renzi spiega la sua idea di partito. E lo fa con una di quelle battute che tanto hanno fatto infuriare nei giorni scorsi i suoi avversari democratici: “Quando dicevamo ‘votiamo il Pd alle elezioni del 2008’ nessuno ci prendeva in giro, c’era l’idea di fare qualcosa di cool. Dobbiamo dare alla comunità degli elettori del Pd l’immagine che non siamo in terapia di gruppo ma persone consapevoli con l’orgoglio di esserci“, ha detto il sindaco di Firenze alla presentazione del libro di Enrico Morando e Giorgio Tonini insieme a Walter Veltroni. “Io non voglio che il Pd abbia quella connotazione avuta negli ultimi anni per cui votare Pd sembra… ‘a, poveretto cosa hai fatto da piccolo?‘”. Bisogna smetterla, ha ammonito Renzi “di dire che siamo solo quelli che si caricano dei problemi, Bersani – ha sottolineato Renzi – ha detto ‘io non voglio vincere sulle macerie’. Io voglio vincere e poi ricostruiamo”. 

Frasi che non hanno lasciato indifferenti i due candidati segretari del Partito democratico che il 20 e 21 settembre discuteranno delle regole del Congresso. “Ho smesso di commentare gli slogan di Renzi, vorrei ogni tanto sentirlo parlare di politica, di questo governo, di quanto debba durare, di quello che è successo a Taranto, del gruppo Riva”, ha detto Giuseppe Civati a ‘Omnibus’ su La7. 

Più articolata la risposta dell’altro candidato, Gianni Cuperlo durante il ‘Caffè’ a SkyTg24: “Renzi vuole un Pd cool? Divertente, certo. Renzi vuole un partito che torni a vincere? Ci mancherebbe. Io so che voglio un partito che prima di tutto recuperi quei voti, nostri, che si sono persi alle ultime elezioni. E dobbiamo dire che partito vogliamo, chi vogliamo rappresentare, come rispondiamo alla più grande crisi dal dopo guerra ad oggi. Io non voglio un segretario divertente. Voglio un segretario che ricostruisca un partito. Renzi dice un partito degli eletti e degli amministratori. A me non basta. Io dico che c’è bisogno di un partito popolare che riesca a costruire quel consenso nella società intorno alle difficili scelte che, se governeremo la prossima volta, dovremo fare”.

Sul web, intanto, la battuta di Renzi scatena le battute più fantasiose. Su Twitter e Facebook c’è chi ridicolizza il “giovanilismo” e chi, invece, apprezza: “Giovane, lancia slogan, ha la lisca, usa un linguaggio giovanile (#cool): il candidato segretario del #PD è @matteorenzi o @lorenzojova?”, ironizza Filippo Ferraro; non dispiace invece alla deputata Pd Federica Mogherini che scrive: Vi dirò: a me questa cosa del far tornare #cool il #Pd mi piace parecchio – e ora asfaltatemi pure; Riccardo Ventrella ‏fa un paragone con il fallimento della rivista  Penthouse” dimostrazione che non è facile essere #cool ai giorni nostri”; Gianfranco Riggi ‏gioca con i doppisensi: “#Renzi: “Il Pd deve tornare ad essere cool”. Hai proprio ragione: “andate tutti a fare in cool“; Cardinal Mazzarino non apprezza gli inglesismi: “#Renzi “voglio un partito cool“, che sappia intercettare i “trend“, capire i “mood“, capitalizzare gli “slot”. E che abbia sede a Melbourne” come pure l’utente Facebook Verderosa: “Se la smettesse di parlare come funzionario di marketing di una banca (per non dire peggio), probabilmente riuscirebbe anche a farsi capire”; alcuni non ricordano quando il partito sia stato cool: “#renzi: votare #pd deve tornare a essere cool. Devo essermi perso la prima puntata”, scrive Massimo Scocca come Francesco Tedeschi: “Per #Renzi, votare Pd deve “tornare” a essere COOL. Tornare? Forse ho perso un pezzo. In quale universo parallelo è mai stato cool?”

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