Bagarre alla Camera dopo il rinvio della votazione agli emendamenti sulla legge sull’omofobia. Ed è di nuovo scontro tra il Movimento 5 Stelle e la presidente Laura Boldrini. Dopo un botta e risposta, il deputato M5S Christian Iannuzzi sembra chiedere la testa della presidente: “Dovrebbe essere imparziale, se non riesce a esserlo, si dimetta”. In sua difesa sono intervenuti subito esponenti di Pd, Pdl, Sc e Sel, anche con toni duri nei confronti dei grillini. Poi il movimento ha corretto il tiro: “Nessuna richiesta di dimissioni”. Ma l’ennesimo scontro tra i grillini e il presidente non si è chiuso in modo indolore. Incassata la solidarietà di quasi tutti gli altri gruppi, Boldrini ha poi diffuso una nota, affermando che va “a discapito della qualità stessa del dibattito democratico il fatto che la Camera e la sua Presidenza siano il bersaglio di una costante e strumentale opera di delegittimazione, in Aula come in rete”. E alla fine della giornata è intervenuto anche il presidente della Repubblica, che esprime “solidarietà” alla presidente Boldrini “per la campagna di gravi e perfino turpi ingiurie e minacce condotta nei suoi confronti sulla rete. Si tratta di attacchi inammissibili, che non possono essere tollerati, ai principi della convivenza democratica”, si legge in una nota firmata da Giorgio Napolitano.

Poco prima si era dimesso il relatore della proposta di legge Antonio Leone del Pdl, lasciando come unico relatore Ivan Scalfarotto (Pd). La presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti (Pd), ha chiesto perciò di riconvocare il comitato dei nove e rinviare il voto del provvedimento, previsto per questa mattina, al pomeriggio. Poi un nuovo rinvio con l’approvazione della richiesta di un’inversione dell’ordine dei lavori avanzata proprio da Scalfarotto e sostenuta anche dal Pdl. In sostanza manca ancora un accordo nella maggioranza e si lavora per cercare di arrivare a un’intesa.  Il presidente di turno, Luigi Di Maio, ha comunicato che ci sarà una riunione della conferenza dei capigruppo alle 19.30. Accantonato il provvedimento sull’omofobia, l’aula della Camera sta ora esaminando una mozione sulla vicenda Irisbus. Per Lucio Malan (Pdl) il testo “è contro la famiglia ed è impossibile un’intesa”. Secondo Fabrizio Cicchitto è il Pd che stravolge gli accordi.

La maggioranza aveva trovato un’intesa sul testo, la cui faticosa gestazione ha suscitato polemiche da destra e da sinistra, dalle associazioni gay all’ala cattolico-conservatrice del Pdl. E uno dei punti più controversi, l’introdoxione dell’aggravante dell’omofobia nella legge Mancino, era stato inserito. Ma la frattura tutta interna al Pdl, diviso tra la componente liberal, stile Mara Carfagna, e i superconservatori alla Carlo Giovanardi, ha provocato l’impasse in aula. Ieri era stato il deputato Alessandro Pagano ad attaccare pesantemente la legge in gestazione: “Col pretesto di tutelare le persone omosessuali da atti lesivi che tutti condanniamo, ma che sono già specificamente sanzionati dall’ordinamento, la sinistra vuole introdurre norme liberticide che puniranno col carcere la semplice manifestazione di un pensiero coerente con la famiglia tradizionale”, ha affermato. Atteggiamenti che hanno pesato sulla scelta di del relatore Leone di gettare la spugna. 

La tensione si è innescata quando il presidente Boldrini ha sospeso i lavori in Aula su richiesta di Ettore Rosato del Pd. Il deputato democratico aveva proposto di fermare la discussione per consentire al comitato dei nove di “risolvere alcuni problemi” che rimangono sul testo, che ieri ha superato le pregiudiziali di costituzionalità

L’attacco al presidente della Camera è arrivato nel mezzo della discussione sulla procedura da adottare per far proseguire l’iter. Il presidente Boldrini, ha attaccato Iannuzzi, “non può intervenire per esprimere opinioni sugli interventi dei deputati, perché così influenza l’aula. Visto che il suo dovrebbe essere un ruolo super partes, la pregheremmo di astenersi, almeno in questi casi, dall’esprimere la sua opinione e commentare la posizione di un deputato. Se non si sente in grado rappresentare l’aula in modo imparziale – ha concluso Iannuzzi – è meglio che si dimetta, almeno potrà sedere al suo posto una persona più imparziale di lei”.

Poi è arrivata la precisazione dei Cinque Stelle, per bocca del deputato Francesco D’Uva: “Il collega Iannuzzi non ha chiesto le dimissioni della presidente Boldrini: le ha chiesto di garantire tutti i deputati e ha aggiunto, se non se la dovesse sentire di essere imparziale, di non esitare a dimettersi”. 

La decisione di sospendere la seduta ha suscitato la reazione delle opposizioni: Lega Nord, Fdi, Sel e M5S hanno affermato che i testi vanno portati in aula solo se c’è un accordo di maggioranza sugli emendamenti. Il Carroccio ha chiesto che il provvedimento fosse rinviato in commissione, vista la mancanza di un accordo nella maggioranza sul testo, ma l’Aula della Camera ha bocciato la proposta. A favore del rinvio hanno votato la Lega e Fratelli d’Italia. Ma anche una parte dei deputati cattolici del Pdl, che si è spaccato sul punto. Tra gli altri, hanno votato a favore Eugenia Roccella, Dorina Bianchi, Renata Polverini, Barbara Saltamartini, Maurizio Bianconi. L’inizio delle votazioni in Aula degli emendamenti alla proposta di legge sull’omofobia è stato rinviato alle 16. Contrari i deputati del Movimento 5 Stelle, che hanno definito il rinvio “inaccettabile”, ma anche Sel, M5S, Lega e Maurizio Bianconi, del Pdl. 

“E’ già troppo tempo che si sospende il voto”, ha protestato il Movimento 5 Stelle. “La ricerca di un compromesso nella maggioranza è vergognosa e non rispettosa dell’Aula”.  Quattro deputati del movimento, sospesi per essere saliti sul tetto della Camera si sono presentati comunque a Montecitorio per assistere all’iter della proposta di legge, prendendo posto tra gli scranni riservati ai cittadini: si tratta di Maria Elena Spadoni, Carlo Sibilia, Massimo Artini, Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano.

I deputati Cinque Stelle si sono presentati a Montecitorio con garofani rosa all’occhiello, nel taschino o tra i capelli. Per ricordare, spiegano, i garofani rosa che portavano i deputati inglesi quando hanno approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. E’ di buon auspicio…”.

Ma è lo scontro con la Boldrini a tenere banco prima che il voto riprenda: “Inaccettabili le offese e gl insulti alla presidente Boldrini da parte dei 5 stelle. A Laura Boldrini tutto il nostro sostegno”, scrive il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, su twitter.  Mentre il capogruppo di Scelta civica Lorenzo Dellai parla di “vergognose affermazioni nei confronti suoi e dell’intera Aula di Montecitorio”.

Dopo la nota del presidente della Camera, il Movimento Cinque Stelle è tornato alla carica con Alessandro Di Battista, che su Facebook scrive: “La Presidente Boldrini, mi piange il cuore a dirlo, appare sempre più inadeguata, incompetente, nervosa, di parte (riascoltate le sue parole quando mi sono ‘permesso’ di criticare il Pd e di chiedere che i ladri fossero sbattuti fuori dal Parlamento) e arrogante”.

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