Ha contattato amici, “politici vicini” e persone “fidate”. Secondo gli inquirenti Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria finita ai domiciliari, per portare a termine i suoi obiettivi avrebbe cercato i più svariati agganci nei posti che contano, dalla Regione Toscana al ministero, arrivando perfino a Bruxelles. E’ quanto trapela dall’inchiesta sulla Tav fiorentina che, per gli inquirenti, contiene alcune conversazioni “particolarmente significative”. Come quella in cui la ex presidente arriva a contattare anche Anna Finocchiaro alla quale “segnala” Walter Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente. La telefonata sarebbe stata fatta nella speranza del “conferimento di un incarico di prestigio, esaltandone i meriti e le capacità professionali nel gioco di squadra dimostrate proprio per questa situazione che sta andando finalmente in porto”. Nella telefonata del 5 luglio 2012 Maria Rita Lorenzetti riferisce a Bellomo di averlo sponsorizzato. “Gliel’ho detto ad Anna (Finocchiaro, ndr) – si legge nelle carte – C’è sulla spending review la possibilità che cancellino i consigli di amministrazione (…) Lei mi ha detto se ne fa un altro (…) L’importante è Walter le ho detto… perché lui lo merita… lui è uno bravo. Anna, ti devi mettere d’impegno”.

Secondo gli inquirenti è questo uno dei favori promessi per ripagare l’impegno della “squadra”, come viene definita nelle carte. Ma non il solo. Ed è proprio Walter Bellomo una delle figure chiave per l’accusa, che, si legge, “si propone come uomo di fiducia nella commissione ministeriale Via dando ampie rassicurazioni e mettendosi a disposizione per risolvere il problema della classificazione come rifiuto degli scarti della fresa, declassificandolo, e per superare il contenuto della delibera della Regione Toscana che ribadiva tale classificazione”. E’ chiaro dunque, per la Procura, quali favori mirano ad ottenere “Bellomo – si legge tra l’altro – sponsorizza Corezzi presso la Regione quale uomo che ha dato una mano per il parere per svincolare gli scarti della fresa dal regime dei rifiuti e che merita di essere premiato”. Ed è ancora Bellomo, in un’altra occasione, che “ne approfitta – si legge nelle carte – per chiedere alla Lorenzetti un interessamento per un posto di lavoro per una sua parente che vive a Terni“. La Lorenzetti “assicura il suo interessamento” garantendo di conoscere molto bene Giorgio Raggi della Coop CentroItalia che è “un amico mio carissimo”.

Maria Rita Lorenzetti si attiva anche oltre i confini. Perfino all’Unione europea, dove dice di avere ancora buoni agganci. “Lo capirai! Bruxelles – dice al telefono con il tecnico Italferr Valerio Lombardi il 4 maggio 2012 – l’ho bastonata perché ai tempi di Prodi quando c’era ancora la partita del terremoto qua… insomma siamo riusciti a portare a casa parecchie cose“. E aggiunge: “Un po’ di gente la conosco lì… mi farò dire con esattezza dove sta in modo tale da vedere… da vedere. Casomai un attimo ci facciamo una girata su”. A mettere loro i bastoni tra le ruote però ci pensa un funzionario della Regione Toscana. Nella telefonata del 12 aprile 2012, Maria Rita Lorenzetti viene informata da Lombardi dell’esistenza di una “bozza di verifica” destinata a creare “qualche problemino”. “Ieri – le comunica – abbiamo avuto una riunione in Regione Toscana nella quale ci hanno detto che vabbè… il terreno proveniente dalla fresa è un rifiuto e questo è scontato”.

La presa di posizione della Regione scatena la loro rabbia verso il funzionario che ha proposto la bozza, definito “stronzo” e “bastardo“. Lombardi spiega alla Lorenzetti che il funzionario “è certo di ricevere pressioni politiche” per fare un passo indietro. Ma che non ha intenzione di cambiare idea. Quel funzionario “scomodo”, poi, viene allontanato dalla Regione e per loro è una vittoria. “Sai che lo hanno cacciato?” dice Valerio Lombardi il 29 giugno 2012 al collega di Italferr Antonello Martino. Lui commenta ridendo: “Se non altro nell’area di Firenze siamo riusciti a togliere uno stronzo (…) se non altro abbiamo levato di mezzo un coglione”. Perché l’obiettivo degli indagati, per gli inquirenti, è chiaro: non avere ostacoli per portare le terre di scavo della Tav alle ex miniere di Santa Barbara a Cavriglia, in provincia di Arezzo. Sulla scelta, scrivono infatti, “la commissione Via ministeriale pilotata da Bellomo dà parere favorevole a una seconda collina a Santa Barbara sulla scorta delle analisi e dei pareri (del tutto inattendibili)…con il preciso intento di far apparire l’assenza di problemi ambientali”.

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