Superare la violenza attraverso la consapevolezza, l’intuizione e la creatività che soltanto l’arte è capace di dare. E’ questa l’idea alla base del progetto “Falenablu 2013”, rivolto alle donne che hanno subito violenza domestica e a chi, da figlia o da figlio, ha assistito o è stato coinvolto in abusi familiari. L’iniziativa è ospitata dal Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e consiste in quattro laboratori che saranno offerti gratuitamente a dieci persone, selezionate da una speciale commissione, e in una mostra finale.

“Falenablu” nasce da un’intuizione di Valentina Musmeci, dalla sua vita “normale” – un matrimonio, tre figli, un lavoro da fotografa e una passione per l’arte – che all’improvviso si inceppa. E’ il principio della violenza domestica, quel punto di non ritorno difficile da riconoscere e accettare che porta dritto all’abisso. “Molte voci intorno mi dicevano quello che dovevo fare: le raccomandazioni dei genitori, gli ordini, le minacce, gli stereotipi in cui ero imprigionata. Ero bloccata. Ma poi qualcosa di più profondo mi ha portata a reagire. C’è voluto tempo e silenzio. Mi sono chiusa in un bozzolo e ho cominciato a lavorare la ceramica, a creare delle tavolette, dove mettevo pezzi di me, della mia vita, che recuperavo scavando nel mio passato, senza sapere cosa avrei trovato”.

Valentina Musmeci, ideatrice del progetto "Falenablu 2013"

Un percorso di “archeologia e creazione” che ha portato Musmeci a passare dallo stato di “esserino strisciante” a quello di “creatura capace di volare con un salto nel buio: una falena, colorata di blu”. La scelta del blu non è stata casuale, a livello simbolico rappresenta la comunicazione che, spiega Musmeci, “è stata il mio punto debole perché per troppo tempo non sono stata capace nemmeno di parlare con sincerità a me stessa”. Alla fine di questo percorso, quando tutte le tavole sono state messe in fila, Musmeci si è resa conto di essere in presenza di qualcosa di potente, che infatti troverà spazio al Mart.

Per partecipare a “Falenablu” non occorre essere artisti in senso stretto. I laboratori, infatti, permetteranno a tutte e dieci le persone selezionate di avere gli strumenti per realizzare le tavolette in argilla che serviranno per raccontare di paure, pregiudizi introiettati, volontà di ricominciare, processi di trasformazione. C’è tempo fino al 30 ottobre per fare domanda, compilando il questionario. Le proposte verranno esaminate da una commissione formata da Valentina Musmeci (art director), Duccio Demetrio (docente di Filosofia all’Università Bicocca di Milano e ricercatore sulla scrittura di sé), Giovanna Covi (docente all’Università di Lettere di Trento e fondatrice e coordinatrice della Scuola “Raccontarsi” della Società italiana delle letterate), Giorgio Penuti (psicoterapeuta e mediatore familiare, ideatore del servizio della Usl di Modena per il recupero degli uomini violenti), Giuseppe Marcadent (docente e mastro di ceramica che collabora da anni con il Mart).

Le opere di Musmeci e dei concorrenti saranno esposte al Mart – su richiesta anche in forma anonima – in una mostra che verrà inaugurata il 25 novembre 2013, in occasione della Giornata mondiale sulla violenza contro le donne. Durante tutto il mese di novembre, inoltre, si terranno una serie di seminari all’Università di Trento, all’interno del corso di Studi di genere, tenuti, tra gli altri, da Barbara Spinelli e Riccardo Iacona. “Si tratta di incontri inseriti nel progetto “Falenablu” – conclude Musmseci – che intende contribuire alla diffusione, anche tra le generazioni più giovani, di una cultura della nonviolenza e di una maggiore consapevolezza delle dinamiche di genere che favoriscono i maltrattamenti contro le identità femminili e i femminicidi”.

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