Si prenda Villa Fondi de Sangro, una imponente struttura ottocentesca di proprietà comunale, acquistata e ricostruita dai danni del terremoto per circa 20 miliardi di lire (oggi secondo la stima di un ingegnere esperto varrebbe 30 milioni di euro). Si faccia diventare nel tempo il polo culturale del comprensorio sorrentino con concerti, dibattiti, salotti letterari, mostre pittoriche, rassegne cinematografiche, tutto rigorosamente gratis sia per gli organizzatori che per i fruitori. Poi si ipotizzi di consegnarla per quindici anni a una cordata di imprenditori alberghieri, che offrendo mille euro al mese, il costo dell’affitto di un appartamento, si ritroverebbero a gestire una villa di due piani e di quasi mille metri quadri a picco sul mare, tutta stucchi, maioliche e affreschi e una scala in stile vanvitelliano. Con un centro congressi, un grande parco all’aperto, un’ampia terrazza con vista spettacolare sul Golfo di Napoli, museo archeologico di reperti dal II secolo a.c. all’età romana con un antico ninfeo, una serra esterna riconvertita a bar e un giardino immenso, cento piante di olivo, palme, un pino di oltre duecento anni e curiosamente nemmeno uno di quegli alberi di agrumi così tipici di questa zona. E cosa diventerebbe in seguito la Villa? Un bar-ristorante, un centro per organizzare banchetti di nozze.

La città però si è ribellata temendo di vedere ‘privatizzato’ a prezzi di saldo il suo gioiello, il luogo di formazione della propria identità culturale. Ci si chiede se sia davvero conveniente per i cittadini un’operazione che libererebbe l’amministrazione comunale da onerose spese di manutenzione ordinaria: circa 113.000 euro l’anno. Anche se al netto dei 58.000 euro ricavati dai matrimoni civili il disavanzo si ridurrebbe a circa 55.000 euro.

Accade a Piano di Sorrento, città di 11.000 abitanti a pochi passi da Sorrento, attraversata dal fermento di circa 70 associazioni culturali. Nelle prossime settimane il consiglio comunale valuterà la pubblica utilità del project financing degli imprenditori, che propongono un canone annuo di 12.000 euro più altri 300 euro per ogni evento che comporti la chiusura al pubblico della Villa, assicurano un milione di euro di investimenti per la riqualificazione del complesso e l’assunzione di almeno 9 persone, la copertura delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria. Con l’obiettivo di realizzare qui un bar-ristorante, una libreria e una cucina scalda vivande per catering, ridimensionando gli spazi del museo. Contro il progetto si è formato il comitato civico ‘Villa Fondi bene comune che si batte per mantenere completamente pubblica la struttura. La portavoce del comitato Mariella Nica sintetizza: “Il fermento culturale della città di Piano di Sorrento verrebbe soffocato per fare spazio a un ennesimo ristorante”.

Il sindaco Giovanni Ruggiero ha riconosciuto il comitato come proprio interlocutore: “Non mi sono mai sottratto al confronto e voglio dialogare con loro. Ma che il Comune stia pensando banalmente di cedere Villa Fondi per 1000 euro al mese è una bugia. Nella comunicazione bisogna esser seri ed è naturale che decontestualizzando e frammentando le informazioni questa soluzione risulti inaccettabile. Stiamo vagliando la possibilità di un canone fisso che potrebbe essere considerata come una sorta di entrata sicura, questo sì. Ed è anche vero che, se vogliamo che qualcuno ci aiuti nella gestione facendosi carico di tutte le spese, del restyling e della manutenzione senza rinunciare alla priorità che la Villa rimanga aperta per chiunque voglia visitarla, non possiamo pretendere cifre esagerate”. La sera del 9 settembre 300 persone si sono recate ad un incontro pubblico con il sindaco per discutere del futuro di Villa Fondi e per dire ‘no’ all’ipotesi di privatizzazione: “Qual è la pubblica utilità dei banchetti nuziali”? E c’è chi propone in alternativa la creazione di una Fondazione, e non dice no all’ingresso dei privati. A condizione che Villa Fondi resti un centro culturale, e non diventi la succursale di un albergo.

In caso di approvazione del project financing bisognerà dire addio a Villa Fondi come location di eventi di alto livello a costo zero. Il Comune avrà a disposizione la Villa una sola volta al mese, e solo se non coincide con le iniziative dei gestori. Fatti due calcoli, rimarrebbe a disposizione di ogni singola associazione una sola volta ogni sei anni. A meno di non voler pagare una cifra oscillante tra gli 800 e i 3000 euro per ogni singola manifestazione. “Il progetto ha diversi punti di debolezza – sostiene il consigliere comunale di minoranza Antonio D’Aniello – i privati garantiscono l’apertura del parco d’estate solo fino alle 21, non ci sono garanzie sull’organizzazione di eventi gratuiti e sulla partecipazione delle associazioni, e ai privati viene consentito per determinati eventi di chiudere il parco all’ingresso di estranei”. Chiosa Antonino Esposito, di ‘SorrentoJazz’, kermesse musicale di successo con tappe in Villa Fondi: “La ristorazione è il cancro della cultura. Ogni volta che gli enti pubblici hanno concesso teatri e luoghi di aggregazione culturale a imprenditori del settore, non è stato più possibile tornare indietro”.

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