Le cattive abitudini alimentari della popolazione mondiale sono sempre più spesso causa di problemi come obesità e diabete, vere e proprie piaghe sociali del nuovo millennio. Ma adesso le cose stanno cambiando. E a pagare le conseguenze di una maggiore cultura salutista e della “dieta mania” potrebbe essere l’industria dello zucchero. Che rischia di andare in crisi e dovrà necessariamente confrontarsi con le nuove esigenze del mercato

A sostenerlo è l’ultimo report di Credit Suisse Research Institute, intitolato ‘Il consumo di zucchero ad un bivio’ (Sugar: Consumption at a crossroads), che esamina i risvolti medici ed economici, così come quelli relativi ai consumatori, alle imprese e alla politica pubblica, del consumo dello zucchero a livello globale. Secondo il report della banca, infatti, “la rapida crescita del diabete di tipo II, la sindrome metabolica, l’obesità e i problemi nutrizionali correlati rappresentano indiscutibilmente la principale preoccupazione per quanto riguarda la salute della nostra società in questo secolo”. In particolare, il diabete cresce del 4% l’anno e l’obesità del 2%, con 370 milioni di persone colpite a livello globale. 

Di fronte a certi numeri cresce l’esigenza di provvedimenti strutturali. L’industria alimentare e delle bevande sta cominciando a prendere provvedimenti di ‘autoregolamentazione’. E secondo Credit Suisse, un aumento della tassazione sarebbe lo strumento più efficace tra i potenziali provvedimenti pubblici (anche se per la banca resta ancora improbabile, con l’eccezione del Messico e di alcuni Paesi europei). A prescindere da quali saranno gli interventi a livello centrale, l’aumento della sensibilizzazione dell’opinione pubblica costringerà le aziende ad adattarsi in quanto i consumatori si stanno spostando gradualmente verso alternative più sane come l’utilizzo di dolcificanti naturali più concentrati. 

Ad essere interessati da questi mutamenti del mercato, secondo Credit Suisse, saranno diversi settori: aziende produttrici di cibo e bevande, produttori di zucchero, produttori di dolcificanti naturali e artificiali, aziende sanitarie. Di conseguenza, la crescita del consumo di zucchero dovrebbe rallentare con un potenziale impatto sui prezzi già piuttosto bassi; e in particolare il consumo di bevande analcoliche potrebbe soffrire lievemente nel breve termine. Ma – sottolinea il report – il comparto “ha gli strumenti e le competenze di marketing necessarie per cogliere il cambiamento ed incontrare in modo migliore la diversa domanda dei consumatori”. Anzi, secondo Credit Suisse le aziende che sviluppano o aiutano a sviluppare i dolcificanti naturali ad alta concentrazione potrebbero addirittura beneficiare di quest’inversione di tendenza nel consumo di zuccheri.  

Un nuovo mercato, dunque, su cui potrebbe anche essere conveniente investire. “La portata e il costo per la società del diabete di tipo II e l’epidemia di obesità lasciano pochi dubbi circa la necessità di un cambiamento. E questo cambiamento porterà nuove opportunità di investimento, con vincitori e vinti”, conclude Giles Keating, Head of Research per il Private Banking e Wealth Management.

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