Berlusconi decaduto, fuori dal Parlamento’. Sii sincero: se domani i giornali titolassero davvero così, saresti pronto? A che cosa? A ricominciare ad essere cittadino. A riprendere in mano la tua vita. Sono vent’anni che sei oppresso da scandali e inchieste. Che ti alzi al mattino e inghiotti polemiche ancora prima del cornetto.

Che la rabbia e l’indignazione ti circolano nelle vene come i globuli rossi. E oggi sei qui ad aspettare che la Giunta del Senato si prenda le sue responsabilità. Che Berlusconi risponda finalmente delle proprie. Ma adesso che l’orizzonte potrebbe davvero liberarsi ti prende un dubbio: che il berlusconismo, giorno dopo giorno e senza che te ne accorgessi, ti abbia condannato alla rassegnazione diventando alibi – perfino oltre le sue enormi colpe – per non reagire, non elaborare un progetto.

Pensaci davvero: sei pronto a prenderti di nuovo le tue responsabilità? Mentre ti interroghi qualcuno per te già prevede un futuro ancora democristiano, dove ci divideremo tra renziani di sinistra, centro e destra, tutti pronti a correre in soccorso del vincitore, come diceva Ennio Flaiano.

Berlusconi, Napolitano, Letta, Renzi, interroghi la sfera di cristallo mentre magari scrivi l’articolo. Ormai il pensiero si impiglia, non sa più andare lontano. Ma è questo che hai aspettato per due decenni? Guarda oltre. Ma no, non le elezioni anticipate, proprio oltre. Leggiti l’appello di Daniel Cohn-Bendit e Felix Marquardt (pubblicato su Repubblica). Non parla di schieramenti, coalizioni, forse per questo ti disorienta e ti pare astratto. Il prossimo anno, ti ricordano, mezzo miliardo di persone votano per l’Europa. Che non deve essere un approdo momentaneo per chi poi, appena può, ritorna in patria a cercare i riflettori. Che non è solo la contabilità dell’euro e deve andare ben al di là della votazione diretta del presidente della Commissione.

‘Europa , dicono Cohn-Bendit e Marquardt, può essere un luogo dove “i finlandesi ci svelino il segreto del loro sistema educativo; i francesi quello dell’assistenza sanitaria; i tedeschi del lavoro flessibile e della promozione delle piccole e medie imprese; gli svedesi dell’uguaglianza di genere; gli italiani della qualità del prodotto e della valorizzazione delle specificità regionali”. Pensa a che cosa potrebbe diventare l’Europa. E quindi la tua vita, quotidiana. Concretissima. Questo dovrai decidere nei prossimi mesi. Il berlusconismo oggi potrebbe finire. Noi italiani – non solo i Cicchitto e i Gasparri che temono di dover tornare a casa – siamo allergici a chiudere un’epoca. Non per sentimentalismo. Non per istinto conservatore o innata moderazione. Forse perché stentiamo a immaginare un futuro. Ad accettare che sia nelle nostre mani.

il Fatto Quotidiano del Lunedì, 9 Settembre 2013

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