Quando a gennaio lo avevamo intervistato per parlare del tiramisù “fatto come una volta anche il grande Iginio Massari non aveva avuto dubbi: “Il tiramisù è sicuramente trevigiano“. Certezze che sembrano scricchiolare negli ultimi giorni a causa della querelle Carnia-Veneto. Come se non bastassero gli attriti con i toscani, che fanno risalire l’origine del dolce ai tempi del Granducato, e quelli con i piemontesi (che legano il dolce alla figura di Cavour), ora arriva anche la polemica a distanza con i “vicini” carnici di Tolmezzo, 10mila abitanti in provincia di Udine.

Secondo la loro versione il tiramisù avrebbe visto la luce nei primi anni Cinquanta (1951) nelle cucine dello storico albergo Roma. Lo hanno sempre sostenuto, in maniera pacata e pacifica; ma a far saltare la tregua, qualche settimana fa, son state le dichiarazioni del presidente del Veneto, l’ex ministro Luca Zaia, che aveva annunciato l’intenzione della Regione di avviare la pratica per il riconoscimento della tipicità territoriale del dolce, un po’ come avvenuto a Napoli per la pizza, diventata qualche anno fa Pizza Napoletana STG (cioè specialità tradizionale garantita).

A questo punto dal consiglio comunale di Tolmezzo si sono levate vibranti proteste, volte a chiedere alla giunta iniziative in difesa della primogenitura, oltretutto datata una ventina di anni prima di quanto affermato da Zaia, per cui il dolce sarebbe nato sì a Treviso, ma solo negli anni Settanta. Toccherà adesso ai tolmezzini raccogliere materiale in grado di “sbugiardare” la versione veneta. Le testimonianze orali non mancano di certo, decine di persone ricordano di aver mangiato il dolce già negli anni Cinquanta e Sessanta, ma di fronte alle varie commissioni quel che conta, poi, sono le prove documentali. Non resta che attendere l’evolversi della gustosa vicenda di campanile. La vendetta, mai come in questo caso, sarà  un piatto da servire ben freddo.

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