Considerata la scarsa attenzione internazionale dedicata alle pur veementi proteste del Brasile riguardo le attività di spionaggio subite dalla presidente Dilma Rousseff da parte statunitense, è possibile che la presidentessa abbia atteso il momento propizio per presentare il suo personale conto al presidente americano Barack Obama. E quale occasione migliore, se non quella offerta della riunione del G20 in Russia? Lì, nel Paese dove l’ex dipendente della Nsa Edward Snowden ha trovato asilo dopo aver svelato i segreti dello spionaggio ‘scorretto’ degli Usa ai danni di mezzo mondo, e dove lo scontro con il presidente Vladimir Putin sul possibile intervento in Siria potrebbe raggiungere l’apice, dopo aver agitato le relazioni tra i due giganti, come forse solo ai tempi della guerra fredda.

Così, appena giunta a San Pietroburgo, Rousseff ha lasciato che i suoi ministri annunciassero di aver bloccato la partenza, già programmata per lunedì, di una delegazione diplomatica brasiliana che avrebbe dovuto organizzare l’incontro bilaterale in agenda a ottobre a Washington. Una notizia che non stupisce, dopo tante minacce spesso inascoltate intensificatesi nelle ultime ore, e che dimostra la determinazione della presidentessa nel colpire con freddezza Obama, in uno dei momenti più delicati della sua presidenza. Come se non bastassero i problemi di politica internazionale relativi al possibile attacco in Siria, il presidente statunitense alla ricerca di alleati per la campagna mediorientale, dovrà dunque fare i conti anche con le posizioni molto forti del Brasile sul grave caso di spionaggio, aggravatesi appena lo scorso lunedì dopo la diffusione di notizie di una specifica attività di controllo illecito portata avanti ai danni della stessa Rousseff.

A creare tensione tra il Planalto e la Casa Bianca erano state già le prime rivelazioni fatte mesi fa dall’ex informatico della Nacional Security Agency Snowden, che includevano quella che aveva visto il Brasile raggiungere la vetta della singolare classifica del Paese più spiato d’America. Più del Venezuela del ‘nemico’ Chavez, e a livello internazionale subito dopo Cina, Russia, Iran e Pakistan. Le rivelazioni avevano irritato non poco Brasilia, che aveva chiesto spiegazioni, ottenendone in maniera insoddisfacente, almeno fino al mese scorso quando, in visita ufficiale, il segretario di Stato John Kerry aveva assicurato che le comunicazioni brasiliane non erano mai state violate, e che ogni eventuale ‘intromissione’ era da considerarsi legata alla lotta al terrorismo. A fargli da eco solo una settimana fa era stato addirittura il vicepresidente Joe Biden, che durante una riunione con il ministro della giustizia brasiliano José Eduardo Cardozo, rifiutando un accordo sullo scambio di informazioni sensibili, aveva negato ogni tipo di intercettazione illecita ai danni di cittadini brasiliani. Purtroppo però, a smentire Kerry e Biden in un colpo solo, portando alla fine Rousseff alla decisione di annullare l’incontro del prossimo ottobre, sono state le nuove rivelazioni del programma “Fantastico” di Rede Globo, che lunedì ha diffuso nuovi documenti, sempre provenienti dalla fonte Edward Snowden.

Secondo le indiscrezioni, non solo le corrispondenze di cittadini, aziende e ministeri, ma anche il telefono della ‘presidenta’, il suo cellulare, le mail, erano state tenute per tempo sotto controllo da parte dell’intelligence americana. Le rivelazioni avevano spinto immediatamente Rouseff a minacciare la cancellazione della visita negli States, sottolineando che il governo brasiliano non era disposto a passare sopra una gravissima violazione della sovranità del Paese. In una nota diffusa dal ministro degli esteri Luiz Alberto Figueiredo, e da quello della giustizia Cardozo, era stata richiesta una risposta per iscritto dal governo americano prima che il Brasile portasse davanti ai fori internazionali la vicenda. Nonostante l’indignazione, così come mesi fa, nessuna risposta esaustiva è giunta e, di fronte alla mancanza di soddisfazione, Rouseff è passata alle vie di fatto. Il caso rischia di incrinare i rapporti tra Brasile e Usa. Lasciando soprattutto nell’aria un quesito inevaso: perché tanta attenzione per un paese emergente ma pur sempre marginale sullo scacchiere internazionale? Perché un paese amico dovrebbe finire nella stessa colonna dei ‘nemici’ di sempre? Per la risposta forse si dovrà attendere le prossime rivelazioni della gola profonda Edward Snowden.

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