L’ultimo post di Scanzi merita discussione e approfondimento perché ha un significato che va ben al di là della querelle su Civati. Un significato intrinseco che ci dice molto sul nostro modo di guardare alla politica e all’agire collettivo. 

Sull’Imu non ha perso Civati, abbiamo perso tutti. Ancora una volta i diktat populisti del centro-destra hanno prevalso sulla forza della ragione. Il governo ha partorito un provvedimento senza capo ne’ coda, dove le coperture non sono ancora chiare e che magari porterà all’aumento dell’Iva (la tassa più ingiusta e meno progressiva che ci sia).

Caro Scanzi, non è vero che l’abolizione dell’IMU è finta. La nuova service tax graverà almeno in parte su chi la casa non la possiede ma l’affitta (con gli affittuari in media molto più poveri dei proprietari).

La questione poi, non è di natura personale (il presunto coraggio di Civati) ma politica: la necessità di costruire un progetto politico serio, alternativo, coinvolgente, ma soprattutto collettivo. In questi giorni ho deciso assieme ad altre persone di partecipare alla stesura della mozione che Civati sta approntando per il congresso (ammesso e non concesso che un congresso ci sarà). Questo non perché sia particolarmente interessato al futuro destino politico di Civati o alle lotte interne al PD (anche io come lei Scanzi faccio un altro mestiere nella vita), ma perché la mia attività di ricerca e studio è tutta votata alla difesa dei più deboli. Forse sarò ingenuo ma credo che offrire le mie proposte gratuitamente ai politici che bussano alla mia porta (come Civati in questo caso) sia un piccolo e utile contributo alla collettività.

Civati potrà essere o non essere un mediatore, uno strumento utile alla trasposizione di una nuova visione di politica, essere o non essere un elemento di rottura con la gerontocrazia del Pd, il populismo spicciolo del Pdl e il rantolare atavico di Grillo. Ma dobbiamo smetterla di credere che ci sia bisogno del coraggio di un messia per cambiare le cose. Scanzi giustamente da giornalista lei fa il suo mestiere: punzecchiare un leader politico, inchiodarlo a quelle che dovrebbero essere le sue responsabilità. Ma nella realtà dei fatti il coraggio di Civati è per tanti versi irrilevante.

La società caro Scanzi, dobbiamo cambiarla lei ed io, assieme a tutte le forze positive che esistono nel paese. Civati sicuramente può fare parte di questo gruppo ed avere un ruolo più deciso; ma senza una visione collettiva di società, continuando a credere sempre e solo nel personalismo, ‘Civati ha perso, Civati ha vinto’, non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo tutti tornare ad occupare gli spazi pubblici e della politica. Per questo non condivido neppure il chiamarsi fuori, l’avere le mani libere. Nessuno ha le mani libere di fronte a questo sfacelo, siamo tutti complici e tutti potenziali attori del processo di rinnovamento. Ognuno con le sue competenze, ognuno con le proprie idee; proprio come ci insegnava Gramsci con la sua invettiva contro gli indifferenti.

Civati deve dimostrare a tutta l’opinione pubblica di saper essere il collettore di questo progetto collettivo (ancora non lo ha fatto), e per questa ragione io preferisco sostenerlo in un processo difficile (anche perché non vedo alternative) piuttosto che dargli del codardo e sparargli addosso. E’ abbastanza facile lamentarsi di tutto e tutti, molto più difficile mediare e fare proposte sensate e praticabili.

Non credo nelle strategie (scalate al Pd moribondo, spaccature, creazione di nuovi partiti) ma nella forza delle idee e degli uomini. Ho la convinzione stupida e forse un po’ utopistica che ad una classe dirigente senza visione bisogna sostituirne una collettiva e visionaria. In questo processo non ci aiuteranno il linguaggio colorito e le provocazioni spicciole caro Scanzi, ma la voglia di mettersi in gioco, per proporre e concretizzare proposte politiche nuove. Proposte che abbiamo come stella polare la redistribuzione della ricchezza e delle opportunità.

Mi chiedo se il fatto che lei non abbia obblighi verso Grillo e Crimi, significhi anche che non ne abbia verso chi non ha voce. Mi permetto di darle un consiglio da lettore. Lei scrive in modo fluido e brillante; sarebbe bello vedere giornalisti del suo calibro assumere anche posizioni difficili ed impopolari con lo scopo di essere più costruttivi nel dibattito. Di critici per partito preso, atti a ricevere l’applauso populista, purtroppo ce ne sono già troppi in scena. Vuole davvero limitarsi a questo ruolo? Io credo davvero che abbia la capacità per fare ben altro. 

 

SALVIMAIO

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