Soprattutto non ci raccontassero la favo-Letta della ripresa imminente e delle occasioni da non perdere.

La disoccupazione giovanile e salita al 39%. La crisi che l’Italia, insieme al mondo intero, sta vivendo, è strutturale. Per superarla occorrono misure davvero rivoluzionarie, in primo luogo la liquidazione totale del potere esercitato dalla finanza internazionale che rappresenta su scala globale il maggior fattore di scompiglio costante e dissesto. Una finanza oramai del tutto autoreferenziale, completamente sganciata dall’economia reale, per non dire dalle problematiche di carattere sociale e ambientale che costantemente contribuisce ad aggravare.

Anche in Italia, per tornare a vivere, è necessario un profondo repulisti. Una vera e propria rifondazione della sfera pubblica che può avvenire solo mettendo fuorigioco le cricche, cosche e caste che, come parassiti attaccati a una carogna in putrefazione, continuano a succhiare sangue ed energie alla nostra Repubblica.

Partiamo dall’attualità sia interna che internazionale. Dal primo punto di vista assistiamo ai contorcimenti di Berlusconi per scampare alla sua giusta condanna con i progressivi cedimenti di settori significativi del Pd, pronti ad assecondare la strategia dilatoria del Caimano. Dal secondo occorre notare come la prudente posizione espressa da Emma Bonino rischi di essere scavalcata dalle profferte di servitù atlantica reiterate da Letta junior.

Continua la costruzione di un regime bipartisan della casta fondato sulla perpetuazione del potere e dei fallimentari indirizzi politici che questa ha espresso negli ultimi venti anni.

Si rende quindi necessaria una rottura.

Ciò impone:

1. il rispetto assoluto della legalità repubblicana basata sulla Costituzione respingendo ogni tentativo di modificare quest’ultima o attuare deroghe pericolose ad esempio mediante provvedimenti di amnistia ad personam e vanificando i progetti di destrutturazione costituzionale che si vanno tramando alla ombra del governo Letta.

2. il rilancio dei diritti di lavoratori, lavoratrici e disoccupati/e, mediante l’attuazione di forme di reddito garantito e la difesa senza compromessi dei diritti democratici nelle aziende.

3. la salvaguardia ed ampliamento della rete di strutture locali che si battono per difendere dalla speculazione ambiente e territorio.

4. l’estensione dei diritti sociali e civili, a partire da quelli delle categorie più disagiate e discriminate.

5. il rinsaldamento della vera e propria spina dorsale della Repubblica, costituita, sul piano economico, dalla miriade di piccole imprese che oggi soffrono per la fiscalità iniqua e l’atteggiamento menefreghista delle banche.

6. un nuovo ruolo del nostro Paese in Europa, anch’essa da rifondare profondamente, e nel mondo, a partire dal bacino mediterraneo e dall’area medio-orientale oggi in preda a conflitti che vanno indirizzati verso la giusta soluzione.

7. una decisa cesura, rottura di continuità, rispetto alla classe politica. Quella attuale, basata sulla diarchia Pd-Pdl, ha mostrato tutta la sua inadeguatezza, anche e soprattutto per i suoi legami con il sistema di potere che sta portando l’Italia verso il baratro.

Mi soffermo oggi in particolare su quest’ultimo punto. Penso che, nella situazione concreta che stiamo vivendo, il Movimento Cinque Stelle, con tutti i suoi limiti, rappresenti un fattore di rinnovamento cui va dato modo di dispiegarsi a pieno. Con tutti i suoi limiti tale Movimento ha infatti espresso importanti istanze di rinnovamento, democrazia diretta, egualitarismo e difesa della legalità repubblicana e costituzionale. La sfida del governo consentirebbe sia ai Cinque Stelle di chiarire costruttivamente alcuni punti ancora oscuri della loro linea politica sia alle altre forze contrarie alla diarchia, e anche alla parte sana del Pd,  di emergere liberandosi dalla soffocante stretta della partitocrazia imperante. Penso anche che occorra creare, in rapporto dialettico e cooperativo con tale movimento, una nuova forza politica e sociale dichiaratamente di sinistra che consenta di superare l’attuale frammentazione e deriva autoreferenziale di partitini e gruppetti. Un’occasione importante in questo senso sarà senza dubbio fornita dalla manifestazione in difesa della Costituzione repubblicana convocata per il 5 ottobre da Rodotà, Landini ed altri.

Se, come è possibile ed anzi auspicabile, si dovesse andare nel frattempo a crisi di governo, Napolitano, se ha davvero a cuore la continuità della legislatura, dovrebbe senz’altro affidare un mandato esplorativo ai capigruppo parlamentari del Movimento Cinque Stelle, per tentare di dar vita a un governo che affronti quelli più urgenti fra i punti evocati. Su tale governo e tale programma dovrebbe essere organizzata e promossa una partecipazione diretta della società civile, sia a livello di discussione ed elaborazione delle proposte da attuare, che di identificazione delle personalità, di alta competenza, riconosciuta professionalità e comprovata indipendenza, che ne possono far parte. Tantissime di queste, nei campi più disparati, conta ancora il nostro Paese. Energie che vanno sprigionate se si vuole davvero evitare il peggio e garantire un futuro degno all’Italia. Altrimenti si costruisca un forte campo di opposizione unitaria e alle elezioni che risulteranno inevitabili, il popolo italiano voti le forze della alternativa per la necessaria e urgente svolta di governo.

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