L'attrice Alba Rohrwacher

“Siamo sull’orlo di un precipizio ma non ce ne rendiamo conto”. Emma Dante da Palermo è la sfida fatta a persona. Per questo, con molta probabilità, di buon grado ha accettato l’invito ad aprire – stasera – il concorso ufficiale della 70ma Mostra del cinema di Venezia, e per di più con il suo esordio per il cinema, “Via Castellana Bandiera” (film che uscirà nelle sale il 19 settembre distribuito dall’Istituto Luce Cinecittà). Primo concorrente assoluto ma anche uno dei tre italiani in corsa per il Leone d’oro. Un coraggio estremo, come coraggiosi sono i suoi personaggi, come lo è quel metodo di lavoro che l’ha portata a diventare una delle voci più originali del teatro internazionale contemporaneo.

Il “rischio precipizio” riguarda tutti, dall’umanità intera fino a una stradina palermitana, palcoscenico d’orgoglio delle due protagoniste del film. Il duello all’ultimo respiro si consuma tra Rosa e Samira, ovvero la stessa Dante e la magnifica 82enne Elena Cotta, attrice consumata di teatro e tv al suo primo “tappeto rosso” festivaliero.

l'attrice 82enne Elena Cotta

Due donne indurite dal dolore, la più anziana per la morte prematura della figlia, l’altra per una vita in solitudine, sempre “ai bordi”. Entrambe al volante della propria vettura, si trovano una di fronte all’altra: Via Castellana Bandiera è un doppio senso troppo stretto per il passaggio di due auto contemporaneamente. Ma cedere il passo per dare la precedenza equivale a perdere se stesse. Insomma, meglio morire resistendo.

C’è tutta la dignità della donna del Sud negli sguardi di Rosa e Samira, specie di quest’ultima che si esprime (e recita) esclusivamente con gli occhi. Rosa ha una compagna, Clara (Alba Rohrwacher), disegnatrice professionista. Una coppia di  lesbiche nella Sicilia schizofrenica tra il caos progressista e l’ancoraggio ostinato a ritualità arcaiche.

La regista Emma Dante

Per la Dante la scelta di mettere in scena una coppia omosessuale ha il sapore dell’indifferenza: “C’è spazio per tutti, quindi anche per gli omosessuali che devono avere i propri diritti. Mi sono stancata di fare questi discorsi. Due persone che si amano non necessitano di inventarsi ‘un modo’ per amarsi”, spiega in conferenza stampa. E infatti il film della regista 46enne si pone lontanissimo dal dibattito sugli diritti Lgbtqi.

Il punto nevralgico è altrove e riguarda “l’aggregazione degli esseri umani; parla di uno stato dell’essere non di uno stato geografico”. Il vero problema è che “noi forse non sappiamo più vedere le cose. Tutto ci appare più stretto e individualistico di quanto non sia. In realtà c’è sempre spazio per tutti e tutto”. Per questo, metafora delle metafore, quel vicolo a fine film si allarga: realtà o percezione? Poco importa, dal realismo ossessivo dei dettagli si passa a una sorta di realismo magico, in un finale che è opportuno non svelare.

Via Castellana Bandiera è tratto dall’omonimo romanzo che l’autrice pubblicò nel 2009 per Rizzoli. Accanto a Cotta e Rohrwacher, uno stuolo di attori della sua compagnia teatrale, laSud Costa Occidentale. Nel complesso, il debutto – “necessariamente cinematografico per la trasposizione di questo libro, per il quale volevo vedere i corpi sudati da vicino, la carne che soffre” – veneziano della Dante può iscriversi in una mescolanza di generi, con il western a capitanare un “duello sotto al sole” dentro quegli anfratti abusivi di una Palermo protetta dal Monte Pellegrino. 

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