Il calvario per l’ex ministro allo sport e alle pari opportunità Josefa Idem potrebbe non essere concluso. Il consigliere comunale di Ravenna Alvaro Ancisi ha presentato venerdì alla procura della Repubblica un esposto in cui denuncia la vicenda dei contributi Inps pagati con i soldi comunali, una delle grane che costrinsero la canoista di origine tedesca, il 24 giugno scorso, a dare le dimissioni nelle mani del premier Enrico Letta. “Non avrei voluto rivolgermi direttamente alla magistratura penale inquirente sulla questione dei contributi previdenziali, se il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci non avesse respinto al mittente la mia richiesta di farlo egli stesso”, ha spiegato in una nota Ancisi, uno dei più strenui accusatori della campionessa olimpionica, finita nell’occhio del ciclone anche per altre irregolarità edilizie e per diversi mancati pagamenti dell’Imu e dell’Ici negli anni passati, riguardanti l’ormai famosa casa-palestra di Santerno, nelle campagne intorno al capoluogo. 

Anche la storia dell’Inps tuttavia aveva fatto molto scalpore. Già prima delle dimissioni proprio Ancisi aveva sollevato il caso. La trama è semplice. L’associazione Kayak Standiana del marito della campionessa, Guglielmo Guerrini, aveva assunto il 25 maggio 2006, come prima e unica dipendente, proprio Sefi (così chiamano tutti a Ravenna l’ex ministro), versando all’istituto previdenziale i contributi per dieci giornate lavorative. Dopo pochi giorni, quando la Idem fu nominata assessore a Ravenna per il secondo mandato, fu automaticamente il Comune di Ravenna a versare i contributi. L’esborso di soldi pubblici per la pensione dell’allora assessore andò avanti fino alle dimissioni della Idem da componente della giunta il 7 maggio 2007, per un totale di 8.642 euro, pari a 183 giornate lavorative. Tuttavia dal giorno successivo alla fine dell’incarico amministrativo nel 2007, i versamenti non furono più pagati neppure dal precedente datore di lavoro: la Idem era stata licenziata infatti anche dall’associazione del marito. Fu un caso?

In una conferenza stampa a palazzo Chigi l’avvocato Luca di Raimondo difese l’allora ministro alle pari opportunità, che gli sedeva a fianco: “Josefa Idem nel 2006”, aveva spiegato Di Raimondo, “non si è presentata alle elezioni, pur avendo fatto l’assessore nella giunta precedente ed è stata però chiamata a svolgere attività di assessore anche nella giunta del 2006”. Ma quello stesso pomeriggio in un’intervista a ilfattoquotidiano.it, un ex collega di giunta della canoista, Pericle Stoppa, aveva spiegato che l’incarico di assessore per la sportiva germanica era nell’aria da mesi a Ravenna: “Quella riconferma ad assessore di Josefa Idem non fu una sorpresa. Tutti davano per scontato che lei venisse rinominata”, disse Stoppa.

Ora Ancisi con il suo esposto chiede ai magistrati, che già avevano aperto un’indagine sui versamenti dell’Imu e dell’Ici e su dei presunti abusi edilizi, approfondiscano anche questa vicenda, per capire se quell’assunzione nella società del marito fu studiata per ricevere i contributi dall’amministrazione. Il consigliere comunale di opposizione, che nel suo esposto ha adombrato l’ipotesi di una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, chiede anche chiarezza sulla composizione della stessa società sportiva Kayak: “L’assunzione – spiega Ancisi – è stata effettuata da un’associazione di cui è presidente il marito, Guglielmo Guerrini, la quale nel 2006, annoverava solo nove tessere, di cui, quasi fosse ‘familiare’, tre intestate alla Idem, come atleta Master B, dirigente sociale e istruttore sociale, e due al marito, come presidente e allenatore, oltre ad un’altra che sarebbe stata intestata al fratello del marito”.

Sul piano fiscale i guai per la campionessa si erano conclusi quasi subito, a giugno, con un versamento alle casse del comune di Ravenna, di 3 mila euro. In questo modo la vicenda del pagamento dell’Imu sulla casa-palestra dell’ex ministro a Santerno, nelle campagne ravennati si era sistemata anche se ormai il polverone era stato sollevato. Ora si attende di capire che cosa farà la Procura.

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