Dopo gli interventi di Adriano Celentano contro le Grandi Navi a Venezia (la canzone, l’appello sul Fatto Quotidiano), l’attenzione dei media su quei mostri che attraversano la laguna centinaia di volte all’anno, che continuano a erodere rive e fondali, a portare inquinamento, a mettere a rischio il patrimonio storico-artistico di Venezia e l’incolumità delle persone, è di fatto cresciuta. Ne parlai su questa testata e sul mio blog personale il 28 maggio 2012, quando ancora sui giornali italiani erano pochissimi ad averlo fatto: c’era stato allora solo un articolo di Salvatore Settis su Repubblica, uno di Tomaso Montanari qui sul Fatto, una lettera di Angelo Marzollo sul settimanale Alias del Manifesto, e poco altro (in Italia, mentre all’estero ben di più).

Ora ne parlano in molti, è vero: persino i politici. Condivido, però, quanto espresso da Tomaso Montanari su questa testata quindici giorni fa: «Perché dunque nessuno, finora, ha fatto nulla? […] Perché […] le Grandi Navi sono perfettamente funzionali alla insostenibile monocultura turistica che ha espulso i veneziani e trasformato Venezia in un luna park. La monocultura che aliena i palazzi pubblici sul Canal Grande, devasta il Lido e ora vorrebbe costruire la Torre di Cardin contro i vincoli sul paesaggio». Una monocultura che – aggiungo io – farà di tutto per lasciare che le Navi Mostro continuino a circolare in Laguna, nonostante l’impegno, da tanti anni, di Italia nostra e del combattivo Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune, piccolo Davide contro Golia.

E allora? Allora bisogna insistere, parlare, non demordere. Angelo Marzollo mi ha segnalato un efficacissimo filmato del francese Philippe Apatie: dura un minuto e 13 secondi, è senza parole ma dice tutto. Se fosse proiettato al cinema e in tv, nel chiasso degli spot pubblicitari, basterebbe da solo a sensibilizzare tutti sul problema. Sarebbe dirompente. Facciamolo circolare almeno in rete.

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