Nel rigoroso rispetto della tradizione italica in base alla quale le scelte importanti si prendono all’ultimo tuffo, magari a ridosso di Ferragosto, i ministri dell’Ambiente, Andrea Orlando, e dei Beni culturali, Massimo Bray, prima di partire per le vacanze hanno firmato un decreto per il via libera allo sviluppo della parte sud dell’aeroporto di Fiumicino. Una scelta decisiva per la crescita dello scalo romano: saranno costruiti 3 terminal, 180 mila metri quadrati di aree di imbarco, 44 nuove piazzole e 39 pontili con un investimento di 2 miliardi e mezzo di euro. Il tutto, però, accompagnato da un sospetto: gli interventi a sud sono il cavallo di Troia per l’ampliamento delle piste anche a nord dell’aeroporto nell’area della tenuta di Maccarese? Proprio su quei terreni di proprietà dei Benetton che sono anche i titolari della concessione aeroportuale e che in questa faccenda giocano quindi da anni una doppia parte in commedia o, se si preferisce, incarnano uno dei giganteschi conflitti di interesse di cui questo paese è pieno.

Da una parte, come gestori fino al 2042 dello scalo, presentano come inderogabile il raddoppio vaticinando in un trentennio la moltiplicazione per tre del numero dei passeggeri, fino a circa 100 milioni l’anno, addirittura. Dall’altra, come proprietari delle aree dove quell’ampliamento dovrebbe avvenire, si apprestano a raccoglierne i frutti diventando i beneficiari degli eventuali, ragguardevoli espropri. E poco importa se per rendere praticabile il progetto si dovrebbe costruire perfino una nuova ferrovia e un nuovo pezzo autostradale di collegamento essendo al momento quella zona assai male collegata. Costerebbe un occhio della testa alle casse pubbliche, ma Benetton e costruttori brinderebbero a champagne. Contro questa tesi aeroportual- sviluppista si battono da anni gli ambientalisti della zona, i quali ritengono che sarebbe opportuno potenziare sì lo scalo, ma nell’ambito del cosiddetto sedime attuale, cioè dentro il perimetro di oggi, migliorando le piste e potenziando i servizi ad essi collegate, mentre la crescita dell’aeroporto a nord rappresenterebbe un devastante colpo all’agro romano e uno sfregio all’ambiente. Questa impostazione è condivisa dal nuovo sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, un politico Pd di lungo corso, per un breve periodo anche presidente della Regione Lazio.

Montino ha vinto alcuni mesi fa le elezioni nel comune del litorale dove amministrava da anni il centrodestra sulla base di un programma elettorale con al centro proprio la scelta chiara a favore dello sviluppo ragionevole di Fiumicino, esclusa la parte nord. Nell’ambito della conferenza dei servizi che ha accompagnato la decisione dell’ok agli investimenti nell’area sud dello scalo, Montino ha chiesto più volte che la valutazione di quell’intervento avvenisse nell’ambito di un inquadramento complessivo del futuro dell’aeroporto romano, in modo che fosse presa in considerazione l’esclusione del raddoppio a Maccarese. Non lo hanno ascoltato, accrescendo il sospetto che nella testa di molti, e non solo dei Benetton, ma all’interno del governo, l’investimento a sud sia propedeutico dello sfondamento a nord. Perfino il ministro Pd dell’Ambiente sembra prefigurare come possibile questo sbocco, anche a rischio di non andare d’accordo con se stesso, annunciando da una parte di voler istituire per decreto una riserva naturale su quella zona per impedire quindi che piste e cemento deturpino l’area di Maccarese, ma dall’altra ritenendo auspicabile l’avvio della Valutazione di impatto ambientale, non escludendo quindi la possibilità che si possa concretamente arrivare a quello scempio a cui il governo Monti, del resto, ha già dato l’ok. Per l’inizio di settembre sono in programma scelte cruciali per Fiumicino. Nell’ambito del piano nazionale degli aeroporti, prima la Conferenza delle Regioni, compreso il Lazio di Zingaretti, e poi i sindaci dell’Anci, l’associazione dei Comuni, dovranno esprimersi sul progetto del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, Pdl.

Anche in quel documento l’ampliamento a nord di Fiumicino viene dato per scontato sulla base di due scelte tra loro collegate. La prima è il definitivo accantonamento dell’aeroporto di Viterbo, la seconda è la chiusura di Ciampino dove ora sono concentrate le compagnie low cost. Con queste premesse, i 7 milioni di passeggeri di Ciampino dovrebbero essere inevitabilmente spostati a Fiumicino. Altra scelta che porterebbe acqua al mulino dei fautori del raddoppio a Maccarese.

Da Il Fatto Quotidiano del 15 agosto 2013

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