Solo fino a pochi mesi, il centro di identificazione ed espulsione, chiuso dopo la rivolta dei migranti, veniva definito un “modello d’accoglienza” dove gli “ospiti di etnie diverse” convivevano serenamente. L’occasione per dipingere la struttura detentiva come un villaggio vacanze era la presentazione di un libro “24 ore al centro”. Con Poco importa che già nel 2011 è stato teatro di una rivolta delle persone recluse contro le condizioni abitative

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